I venti d’autunno sostengono i bond

Ad agosto il mercato obbligazionario ha messo a segno rialzi interessanti, parzialmente raffreddati nel corso delle ultime sedute. Anche se non si parla più di recessione, per gli analisti il quadro macro continua a supportare gli acquisti sul reddito fisso.

Maria Grazia Briganti 04/09/2008 | 11:00
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Nelle ultime sedute e dopo il rally di agosto, i prezzi dei titoli obbligazionari hanno rallentato il passo, complici le prese di profitto da parte degli investitori e il calo dei prezzi delle materie prime, che hanno ridato fiato alle Borse.

Tuttavia, dicono gli analisti, il quadro economico continua a supportare il mercato obbligazionario. Soprattutto nell’area euro dove il rallentamento economico si fa più acuto, come sottolineato dalla contrazione dello 0,5% dall’economia tedesca nell’ultimo trimestre e il taglio delle stime di crescita nella zona euro a 1,4% da 1,7% nel 2008 e a 0,9% da 1,2% per il prossimo anno da parte del Fondo monetario. Gli investitori si sono quindi rifugiati nel reddito fisso facendo salire nell’ultimo mese l’indice Citi Emu Gbi Euro dell’1,22% (dati

in euro, calcolati al 3 settembre).

Anche negli Usa, il Fondo ha confermato una crescita dell’1,3% per quest'anno e rivisto al ribasso a 0,7% da 0,8% le stime del 2009. Il mercato obbligazionario americano ha fatto registrare un rialzo superiore al 7% in euro, risultato dovuto anche all’apprezzamento del dollaro nei confronti della valuta comunitaria.

La corsa dei Treasury è stata fermata dal rilascio di alcuni dati economici superiori alle attese che hanno per un po’ allontanato lo spettro della recessione, premiando i listini azionari e riducendo gli acquisti sul mercato obbligazionario.

Gli indici del reddito fisso si muovono quindi in scia dei dati economici e fanno da contr’altare alle oscillazioni dei listini azionari. Non sono invece attese manovre sui tassi nel corso dei prossimi mesi. Dalle minute della riunione di agosto del Fed Open Market Committee emerge che la Federal Reserve intende mantenere i tassi stabili al 2,0% e un’eventuale revisione al rialzo è possibile solo a partire dal 2009, mentre l’istituto centrale europeo giudica ancora troppo elevata l'inflazione per pensare a un taglio dei tassi.

Questo spiega perché i titoli legati all’inflazione si siano invece rivalutati poco nelle ultime settimane, nonostante il rialzo dei livelli inflattivi. Come sottolineano dall’ufficio studi di JC& Associati, “quando i dati rilevati in tutto il mondo evidenziano rialzi del costo della vita e delle merci molto consistenti le attese per il prossimo futuro sono, invece, tagliate. Il mercato si aspetta che la recessione in arrivo renderà meno pesante l’aumento dei prezzi”.

Se il rifugio offerto dal segmento dei bond governativi e legati all’inflazione da inizio anno sta dando risultati positivi, il settore corporate più speculativo mostra ancora qualche perplessità. Gli indici high yield hanno rialzato la testa nel corso dell’ultimo mese, mettendo a segno un guadagno di circa l’1,9% (l’indice area euro) e del 6% per i bond speculativi in dollari. Ma per entrambi, il saldo da inizio anno è ancora negativo rispettivamente per il 14 e il 2%.

Secondo l’agenzia Moody’s, negli Usa il tasso di insolvenza globale salirà al 6,3% nei prossimi 12 mesi e potrebbe toccare quota 10% se si dovesse materializzare un periodo di forte recessione. A luglio, il tasso di insolvenza di questi strumenti è salito al 2,5%, segnando il maggiore incremento mensile dal novembre 2007. Un anno fa, il tasso di insolvenza di società statunitensi con rating di tipo speculativo era pari all’1,5%.

Anche nell’area euro, il peggioramento della qualità del credito ha portato l’agenzia a declassare 41 emittenti, rivedendone al rialzo solo 12 e creando pertanto il maggiore divario fra declassamenti e revisioni al rialzo dal primo trimestre 2003.

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Info autore

Maria Grazia Briganti  è stata editor & analyst di Morningstar Italy

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