I fondi pensione a un anno dalla scelta

Gli ultimi 12 mesi sono stati deludenti sotto il profilo dei rendimenti, ma per fare un bilancio previdenziale occorre valutare anche la diversificazione del portafoglio, il contenimento dei rischi e il raggiungimento degli obiettivi di lungo periodo. Ecco cosa è emerso a un convegno sul tema che si è svolto all’ITForum di Rimini.

Maria Grazia Briganti 29/05/2008 | 14:45
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Chi ha aderito a una forma pensionistica complementare lo scorso giugno, ha dovuto fare i conti con un calo generalizzato dei mercati. Ma un bilancio previdenziale ha bisogno per definizione di ragionare su un orizzonte temporale più ampio: se è vero che nel 2007 i fondi pensione hanno reso meno del Trattamento di Fine Rapporto (Tfr), è anche vero che negli ultimi cinque anni i prodotti di previdenza integrativa hanno guadagnato il 25%, mentre il Tfr si è fermato al 14%. Non solo, la connotazione di portafoglio in media più conservativa dei fondi chiusi di categoria, ha permesso loro di ottenere risultati positivi e rendere nel 2007 il 2,1%.

Sono questi alcuni dati illustrati da Mauro Marè, professore universitario e presidente di Mefop, che ha aperto i lavori del convegno sui fo

ndi pensione tenutosi a Rimini lo scorso 16 maggio (Clicca qui per scaricare gli atti del convegno).

Nelle due ore di dibattito, che ha visto la partecipazione anche di Sonia Maffei, responsabile del settore previdenza e immobiliare di Assogestioni, di Massimo Scolari, vice Presidente della commissione permanente sui mercati di AIPB e di Davide Squarzoni, direttore generale di Prometeia Advisory sim, si è fatto il punto sulle sfide ancora aperte dal punto di vista normativo e di quanta informazione sia ancora necessaria perché la riforma raggiunga i tassi di adesione previsti del 40%.

“In realtà, il tasso di adesione in sé è poco interessante” spiega Marè “Soprattutto è basso o è alto rispetto a quale parametro? Il giudizio va effettuato considerando i vari fattori che hanno rallentato o frenato processo di adesione. E cioè, l’anticipazione delle adesioni di 1 anno e la campagna informativa effettuata solo per 4 mesi, la difficoltà di raggiungere “vasi periferici”, l’irreversibilità scelte e, infine, la nascita del fondo Inps a capitalizzazione. Alla luce di queste difficoltà, alla fine il dato è comunque incoraggiante”.

Ma i nodi ancora da sciogliere non sono pochi, in termini di adesioni e di adeguamento normativo. Per Massimo Scolari è necessario che i fondi pensione adottino una maggiore diversificazione degli investimenti, soprattutto verso il capitale di rischio, e garantiscano un adeguato controllo della volatilità dei rendimenti.

Un obiettivo raggiungibile anche attraverso l’utilizzo di strumenti alternativi come i fondi hedge, che secondo alcune simulazioni storiche, permettono di abbassare il livello di volatilità complessiva del portafoglio. Nel nuovo decreto sulle tipologie e i limiti di investimento si è parlato dell’ammissibilità di strumenti alternativi e a rendimento assoluto anche nella gestione di un fondo pensione.

“A nostro avviso”, afferma Davide Squarzoni, “i fondi pensione devono andare verso un modello life-cycle, dove l'obiettivo è personalizzato in linea con l'orizzonte temporale del lavoratore e un approccio LDI (Liability Driven Investments), sviluppato nei Paesi anglosassoni che utilizza tecniche e strumenti a ritorno assoluto e presuppone un controllo dinamico del rischio”.

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Info autore

Maria Grazia Briganti  è stata editor & analyst di Morningstar Italy

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