L’Est Europa tenta il rimbalzo

I listini dell’area si avviano a chiudere il mese di settembre con segni positivi e a lasciarsi alle spalle la forte volatilità di agosto. A guidare i rialzi è la Turchia, dove il comparto bancario ha retto alla crisi del credito e la valuta ha mostrato segnali di ripresa. Migliorano i conti dell’Ungheria e le stime di crescita della Polonia.

Maria Grazia Briganti 26/09/2007 | 14:22
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Il recupero c’è stato, ma con numeri diversi da paese a paese. Tra i listini dell’area, cresciuti in media del 6,2% nell’ultimo mese (indice Msci Eastern Europe in euro al 25 settembre) a brillare è stata la Turchia che da inizio mese e in valuta locale ha guadagnato il 5,3%, seguita dalla Borsa russa (+4,6% l’indice Rts in dollari). Più contenuto il progresso della piazza ungherese che ad agosto aveva subito le perdite più consistenti per poi recuperare a settembre l’1,2%. Frazionali i rialzi della piazza polacca, salita dello 0,6%, e della Borsa ceca (+0,76%).

A premiare l’indice della Borsa di Ankara, tra i più penalizzati durante la bufera di agosto, è stata la tenuta del comparto bancario turco, non esposto ai titoli legati ai mutui subprime e quindi lontano dai problemi di

liquidità e di contrazione delle linee di credito che invece hanno affossato gli istituti americani o inglesi.

Proprio a questi ultimi, le banche turche hanno prestato circa 20 milioni di dollari, una situazione opposta a quella che si è verificata nel 2001, quando gli istituti esteri erano intervenuti aprendo le linee di credito a sostegno del sistema finanziario turco.

Man mano che vengono rilasciati i dati trimestrali, nei quali figurano esposizioni pressoché nulle ai subprime, gli operatori locali ritengono che il coinvolgimento del sistema bancario turco potrà risentire del cambiamento delle condizioni esterne, primo fra tutti il maggior costo per tutte le operazioni di cartolarizzazione.

Anche nel caso della Turchia i maggiori dubbi provengono dalle ripercussioni sull’economia reale; a causa della frenata degli Stati Uniti, la crescita del Prodotto interno lordo non dovrebbe superare il 5% nel 2007. Per dare un maggior sostegno alla congiuntura e approfittando dell’apprezzamento della lira turca (+3% contro l’euro a settembre) la Banca centrale ha tagliato il costo del denaro di un quarto di punto.

Il comparto bancario russo, al contrario, è apparso sotto pressione. In alcuni casi le previsioni dei big del settore hanno disatteso le stime degli analisti. Sberbank, in particolare, la più grande banca del paese, sebbene abbia riportato dati positivi, non ha dato indicazioni confortanti per il terzo trimestre.

Le maggiori tensioni sul credito russo sono anche rintracciabili nel tasso interbancario, salito all’8,29% a causa della necessità delle banche di far fronte ai pagamenti di fine mese. È questo un freno all’investimento in Borsa, perché scoraggia l’indebitamento per fare acquisti in Borsa.

In Ungheria, uno dei paesi con il più elevato deficit di bilancio domestico, il ministero delle finanze ha confermato le prospettive di crescita economica per l’anno 2007 al 2,2%, mentre ha innalzato le stime per il 2008 dal 2,5% al 2,8%. Allo stesso modo crescerà l’inflazione, in rialzo dal 7 al 7,5% per il 2007, e dal 3,5% al 4,5% per il 2008.

La flessione nel tasso di crescita del Prodotto interno lordo del 2007, dal 3,9% realizzato nel 2006, è dovuta agli effetti delle misure di contenimento della spesa pubblica varate dal governo per risanare il bilancio pubblico. Misure che saranno replicate nel 2008 per riportare il bilancio a livelli accettabili in sede comunitaria.

Il Wig polacco è salito di poco più di mezzo punto percentuale, ma la fiducia sullo stato di salute dell’economia polacca è in aumento. L’economia è cresciuta del 7,4% nei primi tre mesi del 2007, su base annua e il 6,7% nel secondo trimestre, trainato da una crescente domanda domestica e dalla spesa per consumi che incoraggiano le società ad aumentare la spesa per investimenti e supportano il mercato del lavoro.

Per questo motivo, gli operatori sono convinti che, dopo tre tagli consecutivi ai tassi di riferimento, la Banca centrale polacca lascerà il costo del denaro invariato al 4,75% nella riunione prevista per oggi. L’inflazione sotto controllo e l’apprezzamento dello zloty, salito dell’1,3% contro l’euro da inizio settembre, hanno contribuito a non rendere necessario un ulteriore intervento di politica monetaria.

In generale, gli operatori finanziari sono convinti che per i paesi emergenti l’impatto della crisi innescata dai subprime è limitato e che il ritorno alla normalità arriverà, anche se in un momento difficile da prevedere. Poiché l’incognita maggiore proviene dagli Usa e dal suo rallentamento economico, uno dei temi più forti che guida gli investimenti nei Paesi dell’area è la prospettiva di una domanda interna ancora solida.

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Info autore

Maria Grazia Briganti  è stata editor & analyst di Morningstar Italy

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