Brasile nella morsa dei tassi Usa

Da gennaio, l’indice Msci Latin America ha perso il 9,8%, appesantito dalla performance della Borsa di San Paolo. Bene il Messico, che beneficia della ripresa americana e del caro-petrolio. Futuro grigio per i mercati obbligazionari emergenti.

Fernando Luque 21/05/2004 | 11:30
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Da inizio anno i mercati emergenti hanno sofferto più di quelli sviluppati. L’indice Msci Emerging market ha perso il 5,3% in dollari contro l’1,9% dell’Msci World (al 20 maggio). L’incertezza politica ed economica non favorisce l’investimento in queste aree e gli investitori sono preoccupati per l’impatto che può avere un eventuale rialzo dei tassi di interesse americani. La convinzione è che possa allontanare i capitali dalle regioni più rischiose.

Questo spiega perché l’America Latina ha sofferto più di altre aree emergenti ed è considerata più rischiosa di Asia ed Est Europa. La volatilità delle differenti categorie di fondi specializzati in Paesi in via di sviluppo è una testimonianza di questo fatto: la deviazione standard è del 28% per gli Azionari America Latina, del 25% p

er quelli Est Europa e del 23% per gli asiatici (escluso Giappone).

Da inizio anno, l’Msci Latin America ha perso il 9,8%, mentre l’Msci Asia è negativo per il 6,7% e l’Msci Eastern Europe ha guadagnato il 11%. Il Brasile è stato il peggior mercato (-22,9%), il Messico uno dei migliori (+9,3%).

La differenza tra i due Paesi è comprensibile. Il Messico è meno preoccupato del Brasile per un rialzo dei tassi americani, perché può beneficiare della ripresa degli Stati Uniti, dal quale dipende molto per le esportazioni. Secondo le ultime statistiche, la produzione industriale è cresciuta più delle attese (+6,4% su base annua), un segnale positivo, anche se la Banca centrale ha recentemente dato una stretta creditizia per evitare una fiammata dell’inflazione (+4,2% a marzo).

Al contrario, il Brasile ha bisogno di prestiti esterni per finanziare il debito. Si stima che servano 40 miliardi di dollari quest’anno. Inoltre, circa il 20% del deficit statale è in dollari. Di conseguenza, un aumento dei tassi o un rafforzamento del dollaro ha un impatto negativo.

Esistono forti differenze tra i due Paesi sul fronte delle materie prime. Il Messico è uno dei principali produttori di petrolio al mondo, per cui può beneficiare del rialzo dei corsi del greggio. Invece, il Brasile è uno dei mercati che più ha tratto vantaggio dalla crescita cinese, me è molto esposto a un rallentamento dell’economia asiatica.

Timori sull’obbligazionario

Il rialzo dei tassi statunitensi può avere un impatto negativo sul mercato obbligazionario emergente. Il JPM Embi+, indice di riferimento per i fondi di questa categoria, ha perso l’8% (in dollari) nell’ultimo mese e il 7% da inizio anno. Ancora più accentuato è stato il ribasso del mercato obbligazionario brasiliano, con l’indice JPM Embi+ Brazil che è sceso del 14% da gennaio.

Nonostante il declino, gli analisti sono convinti che la situazione sia diversa dalla crisi russa del 1998 e da quella messicana del 1994 e non sono preoccupati dalle maggiori difficoltà di queste economie. Nel 1994 la maggior parte dei Paesi emergenti aveva un cambio fisso e forti deficit correnti, oggi ha un surplus e rapporti valutari flessibili. Di conseguenza, l’andamento attuale è solo una “normale” correzione dei prezzi, dal momento che i mercati obbligazionari emergenti hanno ricevuto forti flussi e sono diventati costosi.

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Info autore

Fernando Luque

Fernando Luque  es el Senior Financial Editor de www.morningstar.es

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