Risultati difficili da spiegare

Dall’inizio della crisi irachena, i mercati dell’America Latina hanno avuto un andamento migliore rispetto a quelli sviluppati, nonostante le difficoltà economiche della regione. Tra le Borse si è messa in luce l’Argentina.

Fernando Luque 20/03/2003 | 13:33
Facebook Twitter LinkedIn
In teoria un conflitto in Medio Oriente potrebbe danneggiare l’economia mondiale ed estendersi ai mercati emergenti, specialmente in America Latina dove l’economia è più debole. Ma dall’inizio della crisi in Iraq (8 novembre 2002, giorno in cui è stata approvata la risoluzione numero 1441 della Nazioni Unite) i mercati emergenti, misurati dall’indice Msci Emerging Market Free Index, hanno perso il 7,9% in dollari contro un calo dell’11,2% dell’indice Msci World (dati al 12 marzo 2003). Ma durante lo stesso periodo l’indice Msci Latin America ha fatto registrare un ribasso solo dello 0,9%.

Dall’inizio dell’anno al 12 marzo l’andamento è stato lo stesso. Le Borse dell’America Latina hanno contenuto le perdite al 5,6% contro il 10,3% di quelle occidentali. Il Venezuela è stato il mer

cato con la peggiore performace (-16,9% in dollari), seguito dal Messico (-9,2%) e dal Brasile (-4,2%). Si è mossa in controtendenza l’Argentina, che ha guadagnato il 15,8%.

Il trend dei mercati latinoamericani è riconducibile al miglioramento della situazione nella regione. Lula da Silva, il presidente brasiliano, sta cercando di tenere sotto controllo l’inflazione alzando i tassi d’interesse (l’ultimo movimento è stato un incremento di 100 punti base dal 25,5% al 26,5%). La bilancia commerciala, inoltre, è in miglioramento. Horst Köhler, direttore del Fondo monetario internazionale, ritiene ci siano tre ragioni per essere ottimisti. Per prima cosa, la pacifica transizione democratica in Brasile ha ampiamente dimostrato la maturità della politica (…). In secondo luogo il presidente, Lula da Silva, ha definito la giusta agenda: crescita e stabilità nella politica macroeconomica devono andare di pari passo con l’equità sociale (…). In terzo luogo, il nuovo governo brasiliano ha dimostrato che per avere continuità nella politica macroeconomica è necessario ridurre l’inflazione e tenere sotto controllo i conti pubblici. Le abbondanti risorse naturali e un mercato potenzialmente enorme, con più di 180 milioni di persone, continuano ad attrarre investimenti esteri diretti. Ad aprile il paese ha ripagato 5 miliardi di dollari di debito estero e 3 milioni di dollari di debito interno.

L’Argentina ha raggiunto un accordo con il Fondo monetario internazionale e la sua produzione industriale è risultata migliore delle previsioni degli analisti. Ma il suo futuro è legato ai risultati delle prossime elezioni che avranno luogo ad aprile. D’altra parte la decisione della Corte Suprema in merito alla sentenza sulla “pesificazione” dei depositi, ossia la conversione in peso argentini di quelli in dollari, potrebbe mettere a rischio l’intero settore bancario. Come ha detto Horst Köhler parlando dell’Argentina “la situazione rimane fragile ed è ancora necessario un programma economico completo per il medio-lungo termine.

Prospettive

Il fatto che dall’inizio della crisi in Iraq i mercati dell’America Latina siano riusciti a contenere le perdite rispetto ai mercato sviluppati è difficile da spiegare. Normalmente un aumento dell’avversione al rischio degli investitori porta a “volare verso la qualità”, ossia a passare dai mercati con rischio maggiore verso quelli con rischio minore. Ma questo non è accaduto negli ultimi mesi, tuttavia chi vuole investire nell’area non deve dimenticare l’alta vulnerabilità della regione in caso di conflitto internazionale prolungato.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Fernando Luque

Fernando Luque  es el Senior Financial Editor de www.morningstar.es

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures