Quarto trimestre spettacolare

I fondi specializzati in America Latina hanno realizzato un rally spettacolare nel quarto trimestre 2002, soprattutto in dicembre, quando l’area è stata una delle poche a chiudere in positivo.

Fernando Luque 16/01/2003 | 16:17
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Talvolta i mercati si comportano in modo strano. Se si guarda a cosa è accaduto in America Latina nell’ultimo anno, è difficile pensare che qualcuno sia disposto a investire un euro nella regione. Secondo la Banca Mondiale, il Pil è stato negativo dell’1,1% nel 2002, la peggior performance dell’ultimo decennio.

Scenario

L’Argentina ha cominciato l’anno con la svalutazione del peso contro il dollaro dopo dieci anni di parità, un misura che è servita a combattere la iper-inflazione, ma ha avuto risvolti disastrosi per l’economia, dopo il deprezzamento del real brasiliano a inizio ’99. Inoltre, il Paese ha dovuto congelare

i depositi bancari per prevenire il collasso del sistema bancario ed è andato in default con alcuni pagamenti alla Banca Mondiale, mancando un accordo con il Fondo Monetario Internazionale.

In Brasile, le elezioni si sono concluse con la vittoria di Lula da Silva, membro del Partito dei lavoratori, tra le incertezze della comunità finanziaria internazionale. Sul fronte macro economico, il Paese ha dovuto affrontare diversi problemi: un debito pubblico enorme (il 60% del Pil), inflazione a due cifre, una moneta debole (il real ha persoli 35% del suo valore contro il dollaro), la gran parte della popolazione che vive nella povertà, la necessità di avviare riforme impopolari, ecc.

Infine, il Venezuela soffre la più difficile crisi politica degli ultimi anni, con uno sciopero che dura da settimane e ha influito negativamente sul prezzo del petrolio.

I mercati azionari dell’area, tuttavia, nel 2002 hanno avuto performance non così drammatiche se confrontate con quelle dei mercati globali: l’Msci Latin America ha perso il 24,8% in dollari contro il 21,1% dell’Msci World.

Certamente l’Argentina ha sofferto molto. Infatti, è stato il peggior mercato mondiale secondo l’Economist, con l’Msci Argentina in ribasso del 51% in dollari. Tale andamento si è riflesso negativamente sui fondi per il peso che ha il Paese nei loro portafogli e il risultato sarebbe stato peggiore se la Borsa di Buenos Aires non avesse fatto un recupero del 30% nel quarto trimestre.

Anche il Brasile ha ripreso quota nell’ultimo trimestre del 2002, con l’indice Msci Brazil in rialzo del 40,3% contro il 7,3% dell’Msci World, grazie anche all’apprezzamento del real nei confronti del dollaro. Alla fine, le perdite su base annua sono state limitate al 33,8%.

Il Messico ha dato un contributo positivo alla regione, dal momento che l’Msci Mexico ha contenuto le perdite al 15% nel 2002. In generale comunque, anche se i mercati latino americani si sono mossi in linea con quelli mondiali, le performance sono state inferiori a quelle degli altri Paesi emergenti: l’Msci Emerging markets free index ha perso solo l’8% nel 2002 contro circa il 25% dell’indice specializzato sull’America Latina.

Prospettive

La regione si trova ancora nell’incertezza, fattore che è il peggior nemico dei mercati. Ma con l’eccezione del Venezuela ci sono alcune luci alla fine del tunnel. La vittoria di Lula non è stata disastrosa come molti pensavano e l’Argentina è vicina a un accordo con il Fondo monetario internazionale. Inoltre, come ha dimostrato il quarto trimestre, c’è spazio per una ripresa dei listini, soprattutto quando il sentiment è molto negativo. In questa senso, i fondi che investono in America Latina sono stati tra i meno popolari negli Stati Uniti, come dimostrato dai forti riscatti. Il futuro della regione dipende però da fattori geopolitica e macroeconomici e soprattutto dalla ripresa negli Stati Uniti.

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Info autore

Fernando Luque

Fernando Luque  es el Senior Financial Editor de www.morningstar.es

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