Il Brasile alza i tassi

Due eventi hanno attirato l’attenzione in America Latina: la crisi venezuelana, con il suo impatto sul prezzo del petrolio, e la battaglia della Banca centrale brasiliana contro l’inflazione.

Fernando Luque 23/12/2002 | 16:15
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Dopo un novembre atipico, con l’indice Msci Latin America in crescita solo del 3,2% (in dollari) contro il 5,3% dell’Msci World e il 6,8% dell’Msci Emerging Markets Free, dicembre sembra un mese più positivo per l’area.

Al 16 dicembre i mercati dell’America Latina hanno registrato un incremento dell’1,4%, mentre i listini mondiali e quelli emergenti sono scesi rispettivamente del 2,9 e dell’1,6%. Il mercato brasiliano ha archiviato performance sotto la media in novembre (l’Msci Brazil ha messo a segno un timido rialzo dello 0,1%), ma è cresciuto del 2,4% a dicembre. L’Argentina, invece, ha guadagnato il 4,4% a novembre, ma ha perso il 2,6% nelle prime due settimane del mese in corso.

Da un punto di vista macroeconomico, l’America Latina è di gran lunga la regione con le maggiori difficoltà al mondo. Ma le prospettive per il prossimo anno sono migliori. In un report recente, Morgan Stanley è “moderatamente ottimista per il 2003. Segnali di ripresa negli Stati Uniti e le positive azioni politiche in Brasile potrebbero evitare un ulteriore peggioramento della situazione rispetto ai minimi raggiunti nel 2002”.

E’ chiaro che il futuro della regione dipende largamente dalla ripresa americana, ma è meno scontato il forte impatto dell’America Latina sui mercati globali. Ne è una prova il riflesso della crisi venezuelana sul prezzo del petrolio, che è salito di oltre il 12% (dato riferito al West Texas Intermediate) dall’1 al 16 dicembre. Non c’è dubbio che parte del rialzo sia dovuto al rischio di una guerra in Irak, ma non bisogna dimenticare che il Venezuela è il quarto maggior produttore di greggio al mondo e che pesa per il 14% nelle importazioni di oro nero degli Stati Uniti.

Timori inflazionistici in Brasile

Ci sono chiari segnali di miglioramento nell’economia brasiliana. In particolare, il real (la moneta locale) ha reagito positivamente alla vittoria di Lula è ha smesso di deprezzarsi contro il dollaro (comunque il real ha perso circa il 35% contro la moneta statunitense da inizio anno). Il tasso di cambio è molto importante per il Brasile perché il 40% del debito è in dollari. Il rischio Paese è stabilizzato intorno ai 1.500 punti, il livello più basso da giugno. E anche la situazione fiscale è in linea con le raccomandazioni del Fondo monetario internazionale (Fmi).

Ma l’inflazione è ora il problema principale per il Governo brasiliano. I prezzi al consumo sono saliti del 10,9% da inizio anno a novembre e per la prima volta dal 1996 l’inflazione è tornata a due cifre. Secondo il report di Morgan Stanley “una spirale inflazione-valuta, dove la prima indebolisce la seconda che a sua volta accentua il caro-vita, è particolarmente preoccupante”. La conseguenza è che la Banca centrale brasiliana è stata obbligata ad innalzare il tasso d’interesse, una decisione che rende più difficile la ripresa economica. Il rialzo, avvenuto il 18 dicembre, è stato di 300 punti (più di quanto atteso dagli analisti), dal 22 al 25%, e i tassi hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi tre anni.

Diversamente dal Brasile, in Argentina la situazione non sembra migliorare. Il Paese ha dichiarato in default uno dei pagamenti alla Banca Mondiale, il presidente della Banca centrale ha dato le dimissioni e la trattativa con il Fmi è in stallo.

Outlook

Crisi in Venezuela, rischio di iper-inflazione in Brasile, default in Argentina sono tutti elementi che scoraggiano gli investimenti nella regione. Ma questi fattori negativi non sono una novità e sono già stati in qualche modo incorporati nei prezzi. Per il prossimo futuro non sarà solo importante la capacità della regione di risolvere i problemi, ma anche la forza della ripresa statunitense. Ed è questo il motivo per cui la cautela rimane la principale raccomandazione per gli investitori attratti dalla regione.

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Info autore

Fernando Luque

Fernando Luque  es el Senior Financial Editor de www.morningstar.es

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