Dove cercare il vantaggio competitivo nei centri dati

La raccolta e distribuzione di informazioni stanno diventando un megatrend interessante. Le società hanno poche possibilità di differenziarsi, ma c’è un elemento che le può distinguere e facilitare la ricerca di rendimento degli investitori.

Marco Caprotti 20/08/2019 | 16:12
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Intelligenza artificiale e Internet delle cose. Sono solo due dei fattori che stanno determinando l’esplosione nella creazione e nell’utilizzo di dati. Un fenomeno che, a sua volta, porta al bisogno e alla generazione di nuovi centri per immagazzinarli e distribuirli (i cosiddetti centri dati o data center).

I data center sono la location principale per la raccolta dei dati a livello mondiale

Data center

Un elemento importante per un largo utilizzo di data center deriva dal sempre maggiore uso da parte delle aziende della tecnologia cloud. Secondo uno studio della società di ricerca IDC, entro il 2025 metà dei dati raccolti a livello mondiale sarà immagazzinato in sistemi cloud. “In una situazione del genere è ragionevole pensare che questi punti di raccolta siano positivi per lo sviluppo dei centri dati”, spiega Matthew Dolgin, equity analyst di Morningstar Research Services LLC. “I provider via cloud potrebbero avere un uso dello spazio di immagazzinamento e dell’energia più efficiente rispetto ad altri competitor”.

Dal punto di vista degli investitori tutta questa situazione può essere un megatrend da sfruttare. Il problema è sapere su quali centri dati dirigersi per cercare rendimento. “Molti data center non si differenziano gli uni dagli altri”, spiega l’analista. “Per questo, vista anche la mole di investimenti che cercano di catturare questo nuovo trend, soltanto i centri dati con caratteristiche uniche sono in grado di promettere rendimenti interessanti”.

Cosa crea il moat dei data center
Ma quali sono questi elementi caratteristici? “L’aspetto più importante da guardare per determinare quali data center sono unici e hanno un vantaggio competitivo di lungo termine è il cosiddetto network density (in pratica, il numero di provider connessi a una fonte di dati)”, spiega l’analista. “Il Network density, infatti crea il cosiddetto effetto network, attraendo altri fornitori che, a loro volta aprono i contatti con altre imprese”.

Gli altri elementi che le società di data center potrebbero utilizzare sono insufficienti a creare un vantaggio competitivo. I costi di switch (rendere costoso passare da un’operatore all’altro costringendo in questo modo il cliente a una sorta di fidelizzazione) sono uno strumento che non si può utilizzare, vista la necessità che hanno queste società di limare i prezzi per cercare di attirare nuovi acquirenti. “Anche una una grande espansione geografica e una competenza superiore alla media non sono elementi che possono restare esclusivi nel lungo periodo”, dice l’analista.  

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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