Abituiamoci ai tassi nulli

Per Stefano Castoldi (Amundi) i mercati non riescono a tollerare il rialzo dei saggi americani. Perciò la normalizzazione delle politiche monetarie resta un miraggio. Per trovare valore nel reddito fisso, meglio guardare al credito di Eurozona ed emergenti. Promossi i Btp.

Valerio Baselli 22/07/2019 | 13:33
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Valerio Baselli: Buongiorno e benvenuti. Sono Valerio Baselli e oggi mi trovo in compagnia di Stefano Castoldi, senior portfolio manager di Amundi SGR. Grazie di essere qui.

Stefano Castoldi: Grazie a voi, buongiorno.

Baselli: Dunque, partiamo dalle banche centrali. Fino a qualche mese fa ci si preparava a una fine delle politiche accomodanti da parte dei grandi istituti di credito centrali, eppure l’attualità ci racconta tutta un’altra storia. Con tempistiche differenti, anche se parzialmente sovrapposte, la FED, la Banca d'Inghilterra, la BCE, oltre che la Banca del Giappone, hanno supportato e continuano a supportare le rispettive aree valutarie. Lei vede una fine di questa nuova era a tassi nulli o negativi? Oppure è semplicemente la nuova normalità e ci si deve abituare?

Castoldi: Direi che ci dobbiamo abituare. Anzi, possiamo dire che per il momento la normalizzazione delle politiche monetarie è andata un po’ in soffitta. Sostanzialmente quello che abbiamo visto è che i mercati finanziari e le economie faticano a tollerare rialzi dei tassi americani e la rimozione della liquidità da parte della Fed, particolarmente in un momento in cui le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina si sono aggravate. Quindi le banche centrali sono accomodanti, cercheranno di sostenere la crescita, l’inflazione, ma soprattutto di evitare che la propria valuta si rafforzi. E questo durerà per un po’.

Baselli: In un tale scenario, quali sono le vostre prospettive per il mercato obbligazionario? Dove vedete valore in questo momento?

Castoldi: Bisogna dire che di valore ce n’è poco, perché i tassi sono decisamente molto compressi. È anche vero, però, che dato l’atteggiamento accomodante delle banche centrali e visto che noi non ci aspettiamo uno scenario di recessione, vale la pena di perseguire strategie che vadano alla ricerca di quel poco di rendimento che è rimasto. Qualcosa c’è. Nel mondo del credito, sia investment grade che high yield, dove preferiamo più l’area euro rispetto agli Stati Uniti, e anche nei mercati emergenti, che sono in una buona situazione perché sono sostenuti da tassi americani bassi e da un dollaro che non dovrebbe rinforzarsi. Però, vale sempre la pena ricordare che bisogna essere molto selettivi. Sugli emittenti, per evitare quelli più vulnerabili, e selettivi sulle emissioni, per evitare quelle che possono dare problemi di liquidabilità.

Baselli: Per chiudere, qual è la vostra valutazione sui titoli di Stato italiani? Potrebbero rappresentare una buona opportunità di acquisto in questo momento?

Castoldi: Sì, in questo contesto sì, per i motivi che abbiamo detto finora. E soprattutto tenendo conto del fatto che in questo momento il rischio attribuito al nostro paese dai mercati è diminuito, perché non c’è stata la procedura di infrazione. Sono una buona opportunità, chiaramente dobbiamo aspettarci della volatilità nella parte finale dell’anno.

Baselli: Grazie ancora a Stefano Castoldi.

Castoldi: Grazie.

Baselli: Per Morningstar, Valerio Baselli, grazie per l’attenzione.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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