Il Giappone frena e diventa ancora più interessante

L’azionario del paese sta soffrendo il sentiment negativo che riguarda le esportazioni. I prezzi, dicono da MIM, invitano all’acquisto.

Marco Caprotti 29/05/2019 | 14:10
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Dopo una partenza fulminante, il Giappone sembra aver tirato i remi in barca. L’indice Morningstar dedicato al Sol levante nell’ultimo mese (fino al 28 maggio e calcolato in euro) ha perso il 2,5% (-4% in yen), portando a +7,6% la performance da inizio anno (+5% in valuta locale).

Indice Morningstar Japan in euro
grafico giappone

Fonte: Morningstar Direct

L’andamento dell’indice si è riflesso su quello dei fondi. Quelli raccolti nella categoria Morningstar dedicata agli strumenti che investono nell’azionario large cap in quattro settimane ha perso il 2,9% (-4,6% in yen) mentre quella riservata a chi punta su medium e small cap si è lasciata per strada il 3,6% (-5,2% in valuta locale).

Alla base della frenata ci sono le preoccupazioni sui commerci scatenate dalla guerra sui dazi scoppiata fra Stati Uniti e Cina (che toccano inevitabilmente una nazione votata all’export come il Giappone), ma va tenuta in considerazione anche la chiusura di una settimana per la Golden week seguita all’abdicazione dell’imperatore Akihito.

“Le valutazioni dell’azionario giapponese ci sembrano interessanti”, spiega James Foot, Head of Capital Markets & Asset Allocation, Asia-Pacific di Morningstar Investment Management. “Il sentiment negativo relativo al commercio ha creato incertezze nei confronti di un mercato guidato dalle esportazioni”. A favore del paese, tuttavia, ci sono i fondamentali. “In particolare notiamo che le aziende giapponesi stanno migliorando sul fronte della corporate governance che, di solito, porta a un uso migliore del capitale. Ci aspettiamo che il trend continui, facendo felici gli azionisti attraverso dividendi più alti, operazioni di buyback, miglioramenti dei margini di profitto, crescita degli utili e, alla fine, un aumento del Roe”.

Occhi sulle banche
In questo quadro, l’interesse del manager di MIM va per le società orientate al mercato domestico. In particolare le banche, dove è stato notato un miglioramento dei fondamentali. “Gli investimenti verso questo settore sono stati frenati dal prolungato programma di Quantitative easing della Bank of Japan che ha guidato al ribasso i rendimenti di lungo termine rendendo difficile per gli istituti finanziari fare soldi”, spiega Foot. “Le attese del mercato per questo asset sono però al di sotto di quello che riteniamo giusto. Il settore può sfruttare ogni miglioramento delle condizioni economiche, anche minimo. A questi livelli crediamo che ci siano buone possibilità per investire”. Per quanto riguarda le categorie Morningstar, quella che (mediamente) vede la maggior presenza netta di titoli bancari (5,45%) è quella Azionari Giappone large cap. Nella tabella sotto sono elencati i 10 strumenti che ne hanno di più.

tabella giappone

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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