L’America prepara la frenata

Gli utili aziendali crescono e danno una spinta al mercato azionario. Ma i prezzi dell’equity, dicono da MIM, sono ormai troppo alti sotto tutte le metriche di valutazione.

Marco Caprotti 28/02/2019 | 10:04
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L’America sta diventando troppo cara? Certo è che sta correndo. L’indice Morningstar US Market in un mese (fino al 26 febbraio e calcolato in euro) ha guadagnato il 5,6% (+5,2% in dollari) portando a +13% la performance da inizio anno e segnando un deciso cambio di passo rispetto al -0,8% fatto segnare nel 2018.

Indice Morningstar US Market
usaindice

Dati in euro aggiornati al 26 febbraio 2019
Fonte: Morningstar Direct


La corsa è evidente anche nell’andamento delle diverse categorie Morningstar che raccolgono i fondi che investono nell’equity Usa (vedi tabella sotto). 

catego

 

Una parte del merito va al cambio di atteggiamento della Federal Reserve che ha deciso di rallentare i tempi di nuovi rialzi dei tassi. Ma a spingere sono stati anche gli utili aziendali che, nel quarto trimestre del 2018, sono saliti del 13,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (fonte Bloomberg) e hanno segnato il quinto trimestre consecutivo di aumento a due cifre.

Previsioni per il futuro
Le aziende Usa saranno in grado di tenere questo passo? “Le società di sicuro si sono comportate bene. Non solo di recente ma anche nell’ultimo decennio in cui hanno fatto vedere una forte crescita degli utili”, spiega una nota di Morningstar Investment Management. “Molte di queste società hanno anche una capacità impressionante di innovare e hanno una forte presenza nei settori in crescita dell’economia globale. Detto questo, non crediamo che la recente crescita dei guadagni sia sostenibile. Le nostre analisi mostrano che, nel lungo periodo, le aziende (nel loro insieme) tendono ad avere una crescita dei guadagni che va di pari passo con quella dell’economia. A questo punto è ragionevole pensare che le società Usa vedano un rallentamento”.

L’elemento difficile da capire è che cosa i prezzi attuali stiano prendendo in cosiderazione. “Con la lente di tutte le metriche di valutazione (il rapporto price/book, prezzo/utili o price/sales), l’azionario americano è caro. Anche in rapporto ad altri mercati”, continua la nota. “Gli investitori si aspettano una forte crescita dei guadagni aziendali. Ma non pensiamo che sia una tesi convincente”.

Questioni aperte
Nel frattempo gli investitori devondo anche occuparsi delle mosse degli Stati Uniti in ambito internazionale e domestico. In questi giorni si è tenuto l’incontro fra il presidente americano, Donald Trump, e il leader nord coreano Kim Jong-un per parlare di denuclearizzazone del paese asiatico e cessazione delle sanzioni economiche. Il meeting si è concluso con un nulla di fatto. Vale la pena ricordare che solo l’anno scorso le tensioni tra i due paesi avevano mandato in fibrillazione i mercati. Gli altri fronti caldi sono quello dei negoziati con la Cina (Trump per ora ha deciso di far slittare l’applicazione dei dazi prevista per il primo marzo) e le tensioni interne per la costruzione del muro con il Messico che, fra la fine del 2018 e l’inizio del 2019, hanno portato al più lungo shutdown governativo della storia Usa.

L'analisi è stata realizzata con la piattaforma per professionisti finanziari, Morningstar Direct. Clicca qui per saperne di più sulle sue funzionalità.

Visita il mini-sito Morningstar dedicato a MIFID II.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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