Etf a confronto: Azionari Italia

Partendo dalla ricerca Morningstar, abbiamo messo a confronto i diversi replicanti dedicati al mercato italiano, disponibili agli investitori del Vecchio continente.

Valerio Baselli 02/07/2018 | 09:59
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A differenza di altre Borse europee, le azioni italiane devono ancora recuperare completamente dalla crisi finanziaria del 2007. Questo risultato può essere in gran parte attribuito alla deludente performance economica del paese, che ha pagato il prezzo di un alto tasso di disoccupazione, di un debito pubblico tra i più grandi al mondo e del suo settore bancario in difficoltà. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) stima che l'economia italiana avrà bisogno di un altro decennio per ritornare alle dimensioni pre-crisi.

Evoluzione degli indici Morningstar Italy NR, Morningstar Eurozone NR e Morningstar Global Markets NR a un anno
Italy Index 06 18
Dati in euro al 28 giugno 2018
Fonte: Morningstar Direct

La lunga recessione vissuta dallo Stivale in seguito alla crisi finanziaria ha messo a dura prova le banche nazionali, lasciandole con pile di crediti inesigibili. Le azioni delle società finanziarie italiane sono crollate: pesavano il 52% del listino nel 2007, oggi sono al 35%. Gli istituti restano ancora sotto i riflettori. L’ammontare complessivo dei crediti in sofferenza è diminuito notevolmente dal suo picco grazie alle politiche messe in atto (come la creazione del fondo di salvataggio bancario da 20 miliardi) e le grandi pulizie contabili messe in atto attraverso la cartolarizzazione e l’aumento in delle coperture di tutti i crediti deteriorati.

In attesa dei prossimi stress test di metà anno, a inizio 2018 è giunta un’altra buona notizia: praticamente tutti gli istituti di credito italiani medio-grandi hanno superato l’esame dello Srep (Supervisory review and evaluation process), il processo di revisione e valutazione prudenziale condotto dagli organismi di vigilanze della Bce.

Italy OECD

Gli indici
Il Ftse Mib è l'indice di riferimento dell’azionario italiano. Cattura circa l’80% della capitalizzazione di mercato e misura la performance delle 40 società più liquide e meglio capitalizzate. L’indice è stato fornito da Standard & Poor’s dal suo inizio fino al giugno 2009, quando questa responsabilità è passata al gruppo Ftse, che è del 50% di proprietà del London Stock Exchange, a sua volta controllante di Borsa Italiana. Le principali esposizioni settoriali dell’indice includono i finanziari (35%), l’energia (16%) e i beni discrezionali (16%). I quattro maggiori costituenti del benchmark sono Eni, UniCredit, Enel e Intesa Sanpaolo, con circa il 10% del portafoglio ciascuno.

L’Msci Italy, con 24 costituenti, cattura invece l’85% circa della capitalizzazione della Borsa di Milano. I primi dieci titoli pesano per il 76% (Eni è il più importante con il 13,5% del portafoglio, seguito da Enel, Intesa Sanpaolo e Unicredit). I settori più rappresentati sono quello finanziario (35%), energetico (19%) delle utility (15%).

L’offerta europea
Nel Vecchio continente sono quotati 11 Exchange traded fund dedicati al mercato azionario italiano. Di questi, due sono coperti dalla ricerca di Morningstar.

ETFItaly 06 18

Il Lyxor FTSE MIB UCITS ETF usa il metodo sintetico, o “swap-based”, per replicare la performance dell'indice. Invece di tenere i titoli reali come in un Etf fisico, il fondo possiede un paniere sostitutivo che, in questo caso, è composto da azioni europee, giapponesi e statunitensi. In pratica, Lyxor accende un contratto swap Otc (Over the counter) con una controparte che è quasi sempre Société Générale, capogruppo di Lyxor. Nei casi in cui Lyxor si impegna con una controparte terza, SocGen garantisce lo swap, fornendo un ulteriore livello di protezione per gli investitori. Secondo la normativa Ucits III, l’esposizione individuale al rischio di controparte è limitata al 10% del Nav del fondo in qualsiasi momento. Lyxor, comunque, azzera il rischio di controparte su base giornaliera. Attualmente, ad esempio, il paniere collaterale vale il 102% del Nav del fondo. Lyxor attualmente non effettua operazioni di prestito titoli, il che aiuta a minimizzare il rischio complessivo di controparte. Le spese correnti sono pari allo 0,35%, superiori alla media dei concorrenti passivi. Morningstar assegna un rating Neutral.

L’iShares FTSE MIB UCITS ETF utilizza invece la replica fisica per tracciare il rendimento dell’indice Ftse Mib. Questo vuol dire che il fondo contiene tutti i titoli del benchmark. iShares può fare attività di prestito di titoli per generare ricavi aggiuntivi. Queste entrate possono parzialmente compensare parte delle commissioni; gli eventuali ricavi del prestito sono divisi 62,5/37,5 tra il fondo e BlackRock. Tra marzo 2017 e marzo 2018, il fondo ha prestato in media il 19% dei propri titoli (il massimo giornaliero è stato il 30%). Per proteggere il fondo dal rischio di controparte che nasce da questa pratica (che teoricamente può portare a una perdita pari al 100% del capitale), iShares utilizza un collaterale superiore al valore del prestito. I livelli di garanzia variano di solito dal 102,5% al 112% del valore dei titoli in prestito, a seconda delle attività previste dal debitore come garanzia. Le spese correnti sono pari a 35 punti base. L’Etf ha un Morningstar Analyst Rating pari a Neutral.

Leggi anche: "Per gli Etf, il Ftse Mib è troppo concentrato" di Sara Silano.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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