Il petrolio dopo l’Opec

La decisione del Cartello di prorogare il taglio alla produzione fino a dicembre 2018 non sarà sufficiente a mantenere i prezzi sui livelli attuali. Il ritorno alla normalità dell’estrazione di shale oil farà bene alle aziende che si occupano di trasporto e stoccaggio. 

Marco Caprotti 12/12/2017 | 14:58
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Nessuna speranza per il prezzo del petrolio; qualche opportunità per gli investitori. E’ questo il quadro che, secondo gli analisti di Morningstar, emerge per il settore oil dopo che, nell’ultima riunione di Vienna dell’Opec, il cartello dei produttori ha deciso di portare il taglio di 1,8 milioni di barili di materiale estratto al giorno fino a fine 2018 (il piano precedente prevedeva di terminare il cut a marzo dell’anno prossimo). La scelta deriva dalla volontà di continuare a tenere i prezzi intorno ai 60 dollari al barile (sia per il Brent che per il WTI), dopo i cali che si sono registrati negli anni scorsi a causa anche dell’ingresso sul mercato dello shale oil americano. Le decisioni dell’Opec, tuttavia, non sono state l’unica variabile che ha influito sulla ripresa dei corsi del barile. Nel conto va messa una stagnazione nell’estrazione del petrolio di scisto causata anche dall’uragano Harvey che ha messo temporaneamente fuori uso alcuni siti estrattivi negli Stati Uniti.

La vittoria dell’Opec, quindi, potrebbe rivelarsi un fuoco di paglia. “Ci sono diversi elementi che il mercato e il cartello sembrano non tenere in considerazione”, spiega Jeffrey Stafford, direttore della ricerca su energy e utility di Morningstar. “Il primo è che l’estrazione di shale oil a breve ritornerà ai livelli precedenti all’uragano. Il secondo è che non tutti i paesi dell’Opec hanno l’obbligo di rispettare i tagli alla produzione. Il terzo è che le decisioni sulla diminuzione di estrazioni non è stata presa all’unanimità dagli stati che compongono l’Organizzazione”. In una situazione del genere, secondo le previsioni di Morningstar, il prezzo del barile di entrambe le qualità dovrebbe scendere di circa il 15% rispetto ai valori attuali entro la fine dell’anno prossimo.

L’andamento dei prezzi del petrolio secondo Morningstar
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Secondo le stime di Morningstar, l’estrazione del petrolio di scisto l’anno prossimo dovrebbe salire a 10,4 milioni di barili al giorno: un livello in linea con la produzione che avveniva prima dell’uragano Harvey e del 5% superiore alle stime dell’Energy Information Administration.

Andamento dei prezzi e delle riserve Opec vs US Shale
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Le scelte operative
Tutto questo non significa che per gli investitori non esistano delle possibilità di muoversi sul mercato.

“Ci sono delle sacche di opportunità nell’universo dei titoli del petrolio e in quello delle società del gas”, spiega Stafford. “Il segmento chiamato midstream (quello che si occupa del trasporto e dello stoccaggio delle materie prime, Ndr) può ottenere interessanti profitti grazie alla ripresa dell’estrazione dello shale oil. Le loro tariffe, infatti, sono slegate dall’andamento delle commodity che movimentano. A livello di valutazione i titoli che copriamo hanno uno sconto di circa il 15% rispetto al rapporto price/fair value. Il calo delle quotazioni del barile, invece, rischia di pesare sull’andamento in Borsa delle società di produzione. Il consiglio, in questo caso, è quello di orientarsi sui nomi che, più di altri, si stanno concentrando su sistemi di estrazione low cost”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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