La bussola per trovare valore nell’azionario globale

In molte regioni, i prezzi sono alti. Gli Stati Uniti ne sono un esempio. Meglio diversificare, facendo però attenzione ai settori.

Marco Caprotti 24/10/2017 | 09:51
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Meglio un portafoglio value o uno growth? Il dibattito fra gli operatori è stato particolarmente acceso negli ultimi mesi, soprattutto da quando alcune grandi società tecnologiche (quindi di un settore tipicamente in crescita) hanno iniziato a mostrare aspetti di valore (ad esempio alcune aziende hi-tech hanno cominciato a distribuire regolarmente una cedola). “Tutto questo in una situazione in cui si è visto un buon andamento generale dell’equity”, spiega Dan Kemp, responsabile degli investimenti di Morningstar Investments Management (MIM). “Ma al di là della retorica, value e growth sembrano ormai condividere molti elementi”.

 

World value vs World growth
value

MIM ha creato modelli di valutazione per 199 gruppi equity sparsi fra settori, regioni, paesi e capitalizzazioni di mercato che vengono studiati almeno una volta al mese. “Quando guardiamo a questi dati è evidente che il rendimento dell’azionario è sceso in molti paesi e in diversi settori negli ultimi due anni”, dice Kemp. “Andando un po’ più nel dettaglio viene fuori che le prospettive di lungo periodo sono buone, ma i prezzi sono troppo alti in molte regioni”. Tuttavia, con così tanti paesi, settori e titoli a disposizione, non avrebbe senso concentrare il portafoglio su un singolo elemento. Detto questo, ci sono alcuni fattori che un investitore dovrebbe tenere in mente quando costruisce un portafoglio in ottica globale. Il primo è che molte regioni del pianeta, dal punto di vista dei rendimenti, non sono interessanti.

Meno Usa. Più Russia, UK e Giappone
“L’esempio più evidente sono gli Stati Uniti che rappresentano il 59% dell’indice Msci World e che, secondo le nostre analisi, offrono un rendimento del 2,5% mentre il resto del mondo è a quota 5,4%”, dice Kemp. “Questo ci dice che un investitore che vuole costruire un portafoglio, soprattutto in ottica contrarian, deve discostarsi molto dall’indice. Le valutazioni hanno la tendenza a cambiare velocemente, come dimostra la crisi del 2008, ma gli asset più costosi hanno il vizio di aumentare ulteriormente il proprio valore prima di raffreddarlo”. Il secondo elemento che un investitore deve cosiderare è l’attrattiva di un asset rispetto a un altro. In altre parole, quello che alcuni investitori definiscono il margine di superiorità (margin of superiority). “Un alto margine di superiorità indica che conviene investire in maniera significativa nell’asset più interessante, mentre un margine più basso segnala che conviene avere un portafoglio più diversificato”, dice Kemp. “L’equity russo, al momento sembra il più interessante del mondo con un margine di superiorità del 9,3% rispetto, ad esempio, agli Stati Uniti. Altri paesi interessanti sono il Regno Unito e il Giappone con margin of superiority, rispettivamente, del 4,7% e del 4%”.

Occhio alla diversificazione
Un altro elemento da considerare è il livello di concentrazione di un portafoglio. “Nel momento in cui i prezzi di un asset salgono e gli investitori vanno a caccia di nicchie di opportunità in quel segmento, è comune vedere le valutazioni dell’intero settore che salgono”, dice Kemp. “In questo caso, tuttavia, si possono verificare improvvisamente pesanti vendite sull’intero settore, soprattutto quando un driver che aveva guidato gli acquisti inizia a non convincere più”.

I rischi della concentrazione, sono quindi un elemento importante da considerare quando si costruisce un portafoglio. “Alcuni sono pericoli evidenti: ad esempio quelli relativi ai paesi che producono solo commodity”, dice Kemp. “Altri sono più difficili da identificare”. Un buon esempio, in questo caso, sono portafogli multi asset che contengono hedge fund, real estate, private equity e bond ad alto rendimento. “Questi portafogli erano comuni prima della crisi finanziaria e sembravano offrire un buon livello di diversificazione”, dice Kemp. “Tuttavia, ognuno di questi asset aveva una eccessiva esposizione al debito. Quando la crisi è arrivata, ognuno di questi settori ha sofferto lasciando l’investitore senza la diversificazione che si aspettava”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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