Snap come Facebook?

I numeri pre-IPO e il negativo andamento sul listino dopo il debutto in Borsa fanno pensare che ci si trovi davanti a un nuovo big dell’high-tech, ma gli analisti di Morningstar pesano le incertezze legate al modello di business e raccomandano prudenza sul titolo.

Francesco Lavecchia 11/08/2017 | 00:15
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Sbarcata a Wall Street con il titolo pesante di IPO tecnologica più grande dopo il debutto di Facebook, Snap sarà in grado di mantenere le promesse fatte agli investitori? Gli analisti di Morningstar sono scettici a tal proposito e raccomandano cautela.

Delle analogie tra i due social network americani, comunque, ci sono: entrambi si sono presentate agli investitori con grosse aspettative di crescita del fatturato per poi pagare in Borsa i primi risultati al di sotto delle attese. Facebook, che è diventata una public company nel maggio del 2012, otto anni dopo la sua nascita, al momento della quotazione a Wall Street portava in dote agli investitori una crescita media dei ricavi del 108% nei due esercizi precedenti. Snap, dalla sua, nei tre anni precedenti la quotazione è salita nel fatturato da tre a 404 milioni di dollari. Numeri che spiegano anche perché al momento dell’IPO Snap fosse valutata 58 volte, mentre Facebook lo è stata 28 volte (con riferimento al rapporto Price/Sales).

Allo stesso modo entrambe hanno pagato un forte sell-off nei mesi successivi alla quotazione in Borsa. Al netto delle anomalie che hanno contraddistinto l’IPO di Facebook, e che sono costate a Zuckerberg e alle banche d’affari coinvolte nell’operazione di listing numerose cause legali, FB ha lasciato sul terreno il 50% della sua capitalizzazione di mercato nei primi quattro mesi di contrattazione a causa dei dati trimestrali inferiori alle attese e ha impiegato più di un anno per tornare al suo valore dell’IPO. Fino ad ora, invece, le perdite in Borsa di Snap ammontano al 52%.

 

Facebook e Snap, la caduta dopo l'IPO
Snapvsfacebook 11082017

 

Perché Snap non sarà come Facebook
Date le elevate prospettive di crescita, non mancano tra i commentatori finanziari quelli che ipotizzano per Snap un comportamento analogo a quello di Facebook anche nella risalita. Ma gli analisti di Morningstar raccomandano prudenza sul titolo. Le due aziende, infatti, sono molto diverse tra loro e a dirlo sono i numeri legati alla profittabilità al momento dell’IPO, con Facebook che riusciva già a convertire in utili circa il 30% del fatturato mentre Snap è ancora in perdita, oltre che alla diversa solidità dei modelli di business.

Il social network di Zucherberg è utilizzato mediamente da oltre due miliardi di persone ogni mese, mentre per Snap il numero degli utenti si aggira intorno a 200 milioni. “Per società di questo tipo l’ampiezza del network è molto importante: più persone ne fanno parte, maggiore sarà l’appeal nei confronti di altre persone a iscriversi e quello delle aziende ad acquistare spazi pubblicitari al suo interno. A frenare l’espansione del network di Snap, come prova il rallentamento nel tasso di crescita degli utenti medi giornalieri (solo +3% negli ultimi nove mesi), è la presenza di un competitor molto simile e con risorse economiche molto più grandi come Instagram”, dice Ali Mogharabi analista azionario di Morningstar.

“Questo social network ha contenuti analoghi a quelli di Snap, presenta al momento un numero di utenti maggiore, mostra un tasso di crescita di iscritti di gran lunga più elevato e ha alle sue spalle il colosso Facebook, che lo ha rilevato nel 2012 e che ha risorse di capitali e tecnologiche per sostenerlo”. Il contesto competitivo, dunque, non è favorevole, tanto più se si considera il fatto che mentre i social proliferano il tempo a disposizione per utilizzarli resta lo stesso e dunque la crescita di uno di essi sottrae inevitabilmente spazio e denaro ad un altro. Snap è stata tra gli ultimi ad entrare sul mercato e questo dunque rende la sua scalata al vertice ancora più difficile.

Troppa concorrenza
La seconda incognita è legata alla capacità di monetizzare il traffico di utenti. Se è vero che gli investimenti pubblicitari si stanno spostando a ritmi sempre più veloci verso il segmento online e mobile, e questo allarga in maniera significativa l’ampiezza della torta a disposizione, è anche vero che a competere con Snap ci sono colossi come Google, Facebook e Twitter. “Snap ha dalla sua parte il vantaggio di avere una clientela molto giovane, come prova l’altissima percentuale di utenti nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni, cosa che attira gli inserzionisti che vogliono catturare quel target preciso della popolazione, ma il divario in termini di ricavo medio per utente (ARPU, average return per user) è significativo non solo nei confronti di Facebook, ma anche di Instagram”, continua Mogharabi.

“Mentre Snap ha chiuso il 2016 con un ARPU di 1,05 dollari, Facebook e Instagram hanno realizzato rispettivamente 4,23 e 2,46 dollari e questa tendenza, dati i rapporti di forza nel settore e l’intenzione di Zucherberg di investire anche sul Messanger di Facebook per monetizzare il traffico sull’applicazione mobile, potrebbe peggiorare”.

Prudenza sul titolo
Le previsioni degli analisti per i prossimi anni sono positive: i ricavi di Snap dovrebbero crescere del 149% nel 2017 e dell’81% nel 2018, trainati dai progressi nel numero di utenti iscritti e dai maggiori investimenti pubblicitari nel segmento online e mobile, mentre si dovrà attendere fino al 2020 per vedere un esercizio chiuso in utile e al 2024 per raggiungere un margine operativo in linea con quello di Facebook negli ultimi tre anni (attorno al 40%).

“Sulla base di queste aspettative il nostro fair value del titolo è stimato a 16 dollari per azione (report aggiornato al 12 luglio 2017), prezzo inferiore alla valutazione dell’IPO. La nostra raccomandazione sull’essere prudenti non è giustificata solo dall’attuale rapporto Prezzo/Fair value ma anche dal contesto competitivo molto complicato. Se la crescita dei costi operativi, e in particolare quelli di ricerca e sviluppo e marketing necessari per attrarre nuovi utenti e mantenere quelli esistenti, è certa, quella del fatturato lo è molto meno”, conclude Mogharabi. 

 

 

 

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Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Meta Platforms Inc Class A493,50 USD-0,52Rating
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Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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