Il senso di responsabilità degli internazionali

Le categorie dedicate ai fondi azionari globali hanno un Sustainability rating che si aggira intorno a 50. Primi arrivano gli Income. Le small cap sono ultime (ma non lontane). 

Marco Caprotti 20/05/2016 | 09:10
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Domanda: quanto sono socialmente responsabili i fondi delle categorie dedicate all’azionario internazionale? Risposta: mediamente. Almeno secondo i criteri ESG (Enviromental, social and governance) utilizzati da Morningstar che ha recentemente introdotto un rating per misurare come si comportano i fondi in termini di responsabilità sociale. Gli investitori, quindi, possono studiare i loro portafogli anche sotto la prospettiva della sensibilità a temi come l’ambiente, i diritti dei lavoratori e il governo societario.

I numeri
L’analisi delle categorie dedicate all’equity globale secondo il sistema del Sustainability category average, piazza al primo posto la Global equity income (fondi che investono in titoli ad alto dividendo) con uno score di 52,35 (su 100). I fondi analizzati per arrivare a questo risultato sono 146. In seconda posizione si piazzano i Large cap value, con un punteggio di 51,22 e 201 strumenti scrutinati. In terza posizione, con 51,15 ci sono i large cap blend. In questo caso si tratta anche della categoria con il maggior numero di fondi analizzati: poco più di mille. Seguono, a qualche lunghezza, i Flex-Cap: 50,38 di score e 146 strumenti studiati. A un pelo dalla metà matematica (con 49,43) arriva la Large cap growth. In questo caso i fondi analizzati sono 204. In ultima posizione fra le categorie dedicate all’azionario internazionale c’è il segmento delle small cap: 48,87 di score (21 fondi studiati).

Non è questione di performance
Ma ha un senso studiare i fondi da mettere in portafoglio anche in base a criteri ESG? E, soprattutto (dal punto di vista dell’investitore a caccia di rendimento), la maggiore o minore sostenibilità ha un impatto sulle performance dello strumento? Sicuramente la sensibilità verso pratiche più socialmente responsabili è aumentata anche tra i fondi che non hanno un esplicito impegno su questo fronte. Ma la mappa è molto più complessa da leggere. Secondo i dati riportati dal Global Sustainable Investment Review 2014, l’industria degli investimenti cosiddetti SRI (acronimo di Social responsible investing) nel 2014 (ultimi dati disponibili) valeva 21mila e 400 miliardi di dollari, in crescita rispetto ai 13 e 300 miliardi registrati nel 2012. Nelle regioni coperte dallo studio (Usa, Europa, Asia, Canada e Australia/Nuova Zelanda) gli asset investiti con modalità socialmente responsabili sono passati dal 21,5% al 30,2% del totale. L’America e il Vecchio continente sono le aree dove il 99% degli investimenti di questo tipo viene effettuato. E’ ancora tutto da provare, invece, che l’inserimento dei fattori ESG nella costruzione del portafoglio sia foriero di rendimenti più alti. In questo senso Morningstar è pronta a studiare il fenomeno, ma solo quando avrà sufficienti dati storici. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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