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Il Pil giapponese è piatto da due decenni e la Banca centrale sembra aver esaurito le munizioni. Secondo Talib Sheik (JPMorgan) gli investitori dovrebbero valutare con attenzione le prossime scelte di politica monetaria.

Emma Wall 17/05/2016 | 09:27
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Emma Wall: Buongiorno e benvenuti alla serie “Perché dovrei investire con te”. Sono Emma Wall e mi trovo con Talib Sheikh, gestore del fondo JPMorgan Global Macro Opportunities Fund. Buongiorno Talib.

Talib Sheikh: Buongiorno.

Wall: Dunque, so che seguite un processo di investimento tematico e ci sono otto concetti che guidano le vostre decisioni di investimento. Inoltre, avete recentemente aggiunto una nuova tematica in questo schema.

Sheikh: Esatto. Questi temi sono davvero il cuore del nostro processo di costruzione del portafoglio. Cerchiamo di analizzare quegli aspetti che riteniamo guideranno il corso dei prezzi per molti mesi in molte aree, e hai ragione, abbiamo appena aggiunto un nuovo argomento: si chiama “Il Giappone oltre l’Abenomics”. Penso che sia interessante iniziare a esplorare questo concetto dopo circa sette anni dalla fine della grande crisi finanziaria. Il Giappone sta per chiudere il suo secondo decennio perduto (il Prodotto interno lordo è sostanzialmente allo stesso livello di vent’anni fa). I banchieri centrali sono a corto di strumenti di politica monetaria? Siamo alla fine della corsa?

Abbiamo visto i banchieri centrali di tutto il mondo tagliare i tassi di interesse a zero, impegnarsi sul lungo termine in acquisti di asset e nel quantitative easing (Qe). Più recentemente, abbiamo visto banchieri centrali che cercano di portare i tassi di interesse a livelli negativi. E penso che la cosa che rende il tema interessante è che la percezione del mercato è stata effettivamente molto negativa, mentre precedentemente avevamo visto il mercato davvero pensare che i tassi di interesse negativi significassero denaro gratuito e che ciò fosse positivo per le azioni. Stiamo invece vedendo che in realtà avviene l’opposto. E la gente sta cominciando a chiedersi quali strumenti restino ancora a disposizione del Giappone.

Potevano impegnarsi in ulteriori Qe? Ebbene, i bond governativi giapponesi a 20 anni rendono 25 punti base, se scendono a zero, che differenza fa? Potevano comprare azioni, forse è qualcosa che è ancora d’attualità, ma è chiaro che è un’opzione che diventa meno interessante col passare del tempo. Cosa significa? Significa che il rischio di un possibile ribasso probabilmente aumenterà d’ora in poi e per tutti gli investitori significa che molti di quegli investimenti a basso rischio, titoli di stato, bond investment grade, in realtà non hanno più alcun rendimento da offrire.

La gente deve allargare l’universo di scelta e le persone devono costruire portafogli più diversificati. Quindi, penso che sia interessante e penso che si applichi anche ad altre realtà oltre al Giappone. Pensiamo al Sol levante quasi come il banco di prova iniziale per questa idea.

Wall: Ebbene, come dici tu il Giappone gioca il ruolo della cavia in questo caso, ma questi sono strumenti di cui potremmo aver bisogno anche in Occidente. C’è Janet Yellen negli Stati Uniti che continua a essere molto morbida sull’aumento dei tassi di interesse per quest'anno, perché il quadro macroeconomico globale resta incerto. Così, dove il Giappone va, noi potremmo seguirlo?

Sheikh: Credo di sì. Chiaramente, in Europa ci sono tassi di interesse negativi da parte della Banca centrale. I banchieri centrali europei stanno disperatamente cercando di ottenere che le banche prestino capitale e in realtà anche in Europa fino a quando una banca incontra alcuni ostacoli relativamente facili da superare al fine di espandere il suo bilancio, può anche ricevere tassi di interesse negativi da parte della Bce. È uno dei motivi, uno dei temi, della graduale ripresa europea. È anche uno dei motivi per cui pensiamo che molti di quei titoli ad alto dividendo e di alta qualità in Europa presentino in effetti delle valutazioni più che decenti.

Ma credo che la cosa fondamentale, come hai detto, sia che la crescita globale non è forte come avremmo potuto aspettarci sette anni dopo la grande crisi finanziaria; non stiamo davvero vedendo quella via di uscita o quella accelerazione che storicamente c’è sempre stata. Credo che i prezzi delle attività di rischio siano suscettibili di restare più in sordina nel futuro. Significa che la caccia al rendimento probabilmente proseguirà e si amplierà anche.

Il che significa anche che la diversificazione nei portafogli è probabilmente più difficile da ottenere. I rischi che si devono prendere al fine di sfruttare i rendimenti sono probabilmente maggiori; bisogna lavorare di più per arrivare a un portafoglio ben diversificato, credo, è tutto più problematico.

Wall: Così, in breve, gli investitori devono accettare solo che in questo punto del ciclo, troviamo una crescita lenta, bassa, e non solo per l'economia, ma anche per le classi di attivi, giusto?

Sheikh: Penso che sia così. Credo che abbiamo visto come i rendimenti aggiustati per il rischio di posizioni long-only si siano degradati abbastanza rapidamente nel corso dell'ultimo anno. In molti modi, abbiamo visto quello che è successo nel mese di agosto del 2015: le obbligazioni hanno perso soldi. Credo che questo tipo di episodi sia suscettibile di diventare più frequente.

Certo, quando guardiamo le valutazioni dei mercati sviluppati, non possiamo sostenere che le azioni siano massicciamente sopravvalutate, ma ugualmente stiamo avendo difficoltà a trovare valore. Quindi è probabile che i rendimenti saranno più deboli. I rendimenti aggiustati per il rischio saranno probabilmente inferiori e le correlazioni tra asset class sono destinate a diventare più instabili. Quindi avere un portafoglio che è opportunamente diversificato, penso che sarà ancora più importante per il futuro.

Wall: Talib, grazie mille.

Sheikh: Grazie.

Wall: Per Morningstar, Emma Wall, grazie per l’attenzione.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Emma Wall  è Editor di Morningstar.co.uk

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