Borsa e tv, non conviene cambiare canale

Il mondo del piccolo schermo si sta trasformando e gli investitori non si fidano più dei nomi storici del settore. Ma, dicono gli analisti, i vecchi broadcaster e chi crea contenuti hanno ancora i numeri per crescere. 

Marco Caprotti 19/04/2016 | 14:47
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Il mercato televisivo cambia. E costringe gli investitori a risintonizzare i portafogli (e le strategie) per stare al passo con i tempi. Che le cose nel mondo del piccolo schermo non siano più le stesse di qualche anno fa lo si è visto di recente anche in Italia: prima con l’arrivo del digitale terrestre che ha portato al proliferare di emittenti, poi con il patto siglato fra la francese Vivendi e Mediaset. L’accordo prevede che il 3,5% del capitale dei trasalpini sia scambiato con il 3,5% del capitale del gruppo di Cologno Monzese e il 100% del capitale di Mediaset Premium (la pay tv del Biscione) che passa così di mano. Con l'intesa Vivendi rafforza la presa sulla tv a pagamento creando una entità europea che, secondo i calcoli delle due società, dovrebbe avere più di 13 milioni di abbonati complessivi. L'intesa comprende inoltre, secondo un comunicato dei francesi, “iniziative per la produzione e la distribuzione in comune di contenuti audiovisivi e la creazione di una piattaforma tv globale”. Non è un mistero per nessuno che l’operazione sia nata per contrastare lo strapotere della rete via Internet Netflix, diventata in pochi anni un colosso internazionale capace di impensierire, in termini di produzione di contenuti e di numero di abbonati, i colossi della televisione mondiale.

La nuova tv non spaventa i vecchi
“I cambiamenti che si stanno registrano nel mondo della televisione hanno lasciato disorientati gli investitori di Borsa che, pensando a un cambiamento nelle abitudini degli spettatori, a livello globale hanno iniziato ad abbandonare i titoli delle società di broadcasting”, spiega Michael Hodel, analista di Morningstar.   “Ma i grandi nomi del settore come Time Warner Cable e CBS in realtà si sono accorti da tempo che il panorama si sta facendo via via più frammentato e che il modo di usufruire della televisione non è più quello di una volta. Per questo stanno correndo ai ripari. Il risultato, dal punto di vista operativo, è che ci sono nomi di grande qualità nei diversi segmenti che compongono il settore tv che, al momento, sono sottovalutati e che riprenderanno a correre non appena il mercato si renderà conto che sono in grado di generare buoni numeri di bilancio”.

La carica hi-tech
Il fenomeno da osservare è quello del cosiddetto cord cutting (così viene chiamato il processo di cancellazione di un abbonamento tv in favore del passaggio alla visione su Internet nato con le crisi finanziarie che hanno costretto le famiglie a controllare le spese). “Ma fra i consumatori più anziani è un fenomeno che si vede ancora di rado”, spiega l’analista. “Il cambiamento nel mercato televisivo è un processo che stanno portando avanti i telespettatori più giovani”. Questa evoluzione innesca però un cortocircuito curioso: da una parte ci sono le tv tradizionali che cercano di sfruttare le opportunità della rete per seguire l’evoluzione dei gusti del pubblico più giovane. “Dall’altra si vedono colossi dell’hi-tech come Google, Amazon e Apple che stanno cercando contenuti che si avvicinano sempre di più a quelli della televisione tradizionale. In questo caso si va alla ricerca del pubblico più anziano”. In mezzo si trovano le società specializzate nella realizzazione di programmi, film ed eventi come Comcast, Fox e Time Warner. “Tutti gruppi che hanno le capacità necessarie e gli archivi abbastanza ricchi per rispondere alle esigenze sia dei vecchi player che dei nuovi”, dice Hodel.

 

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Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Alphabet Inc Class A156,00 USD-1,97Rating
Apple Inc169,89 USD0,51Rating
MFE-MediaForEurope Class B3,78 EUR-2,17
Netflix Inc564,80 USD1,74Rating
Vivendi SE9,77 EUR-1,87

Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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