Il rischio piace alle small cap

Le azioni delle Pmi possono dare la diversificazione che manca ai portafogli internazionali. A patto di sapere come cercarle e di essere disposti ad affrontare i pericoli. Anche quelli dei paesi emergenti. 

Marco Caprotti 19/02/2016 | 10:30
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Un gestore di fondi e un investitore retail si assomigliano più di quanto sembra: spesso, quando scelgono come dividere la parte equity del loro investimento, ne concentrano metà sulle azioni domestiche e il resto su titoli internazionali. E’ un modo per creare un portafoglio globale che però, spesso, manca di diversificazione e potenzialità di rendimento. Una mano in questo senso possono darla le small cap, a patto di sapere come muoversi, a livello globale, su un terreno caratterizzato da rischi e volatilità.

Va detto che le opportunità di scelta non mancano: prendendo in considerazione gli indici Msci dedicati alle Pmi presenti sia sui mercati sviluppati che su quelli emergenti si ottiene un universo di quasi 8mila società sulle quali è possibile investire. Qui però nascono i primi problemi. Primo: non tutti questi titoli godono di una sufficiente copertura da parte degli analisti. Secondo: non tutti gli investitori (e in particolare quelli retail) hanno le risorse necessarie per fare ricerche accurate su questo tipo di aziende. Terzo: si tratta di un segmento che richiede una certa flessibilità da parte degli operatori che devono essere in grado di muoversi fra mercati e settori diversi per poter andare a cercare le opportunità migliori.

Mercati sviluppati
All’interno dei cosiddetti developed market, gli investitori interessati alle small cap dovrebbero cercare aziende che possono approfittare sia della crescita domestica che di quella della congiuntura globale (compresa quella nei paesi in via di sviluppo). Meglio ancora se sono in grado di offrire prodotti unici all’interno di determinate nicchie di mercato come l’IT o l’health care (in particolare nel settore biotech). Nel radar di investimento dovrebbero entrare anche le aziende che, nonostante le dimensioni ridotte, hanno un nome molto conosciuto all’interno del comparto dove lavorano. Tutte queste caratteristiche contribuiscono a creare un ampio vantaggio competitivo (l’economic moat per Morningstar) fra le aziende target degli investitori e le loro concorrenti.

Mercati emergenti
I mercati emergenti hanno migliori prospettive di crescita economica e, spesso, valutazioni più basse rispetto a quelli sviluppati. Il problema è che i portafogli, di solito, si orientano sui paesi in via di sviluppo più grandi e sulle aziende con le capitalizzazioni di mercato maggiori. Il 56% dell’indice Msci emerging market è composto da Cina, Corea, Taiwan e Brasile. Il problema è che le grandi aziende di questi paesi spesso hanno come mercati di riferimento i paesi sviluppati (che hanno andamenti modesti). Questo tipo di azioni ha lo svantaggio di dare un’esposizione più legata all’andamento, ad esempio, di Europa e Usa, che a quella dell’emerging di riferimento.

Il problema con le small cap degli emergenti è che è difficile recuperare informazioni sulle aziende. Ci si può quindi concentrare sui grandi trend che possono influenzare determinati settori. Ad esempio l’urbanizzazione e i l’andamento della crescita della classe media. In questo senso sono interessanti le aziende legati ai consumi di massa e quelle del comparto finanziario. Le società delle aree emerging concentrate sul mercato domestico, inoltre, tendono a essere meno sensibili ai fattori macro globali e a seguire maggiormente la congiuntura locale.

Il rischio
La gestione del rischio è un argomento molto delicato, quando si ha a che fare con le small cap in generale e con quelle dei paesi emergenti in particolare. Dopo tutto si parla di asset (e regioni) volatili che possono mettere in pericolo il rendimento generale di un portafoglio. I rischi, misurati dagli andamenti delle deviazioni standard (in periodi di 3, 5 e 10 anni) dei titoli delle Pmi dei developed sono stati sicuramente più alti rispetto a quelli delle big cap. Ma i rendimenti sono stati migliori nel lungo termine. Negli emerging un maggiore appetito per il rischio ha ricompensato, in termini di performance (anche sotto forma di minori perdite), anche negli anni recenti, chi ha scelto le small cap. Più in generale, gli andamenti degli indici di Sharpe e di Sortino mostrano che, con i titoli delle piccole società, i rischi di solito sono stati ben remunerati. 

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Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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