La Fed punisce i pigri

Il prossimo rialzo dei tassi di interesse Usa e le alte valutazioni dell’azionario costringeranno gli investitori a una gestione più attiva dei portafogli. Ma è meglio non buttare le fonti di Beta. 

Marco Caprotti 03/12/2015 | 12:12
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Mentre i mercati aspettano prudentemente il rialzo dei tassi di interesse americani, i fan della gestione attiva si fregano le mani. La decisione della Federal Reserve di alzare il costo del denaro, data ormai per scontata e messa in calendario per metà dicembre, costringerà infatti gli investitori a spostarsi da una strategia incentrata sulla ricerca del Beta (cioè il controllo del rischio sistematico, attribuibile a fattori esogeni di carattere macro e politico) a una che tiene in maggiore considerazione le fonti di Alpha (praticamente un indicatore dell’abilità del gestore nello stock picking e quindi della sua capacità di creare valore aggiunto).

Un cambio di passo necessario, considerando che presto verrà a mancare una delle stampelle che hanno caratterizzato la ripresa della piazza americana negli ultimi sette anni: la politica monetaria particolarmente accomodante che, insieme a valutazioni a sconto, ha fatto correre Wall Street nonostante una ripresa macroeconomica a volte deludente. La scelta della Fed, unita a valutazioni più alte dell’equity (il rapporto prezzo utili dell’azionario globale secondo le analisi di Morningstar è a 0,98, con evidenti sopravvalutazioni nei segmenti più difensivi) avrà ripercussioni, di fatto, su tutti i portafogli che contengono equity Usa e che dovranno essere rivisti alla luce delle mutate condizioni di mercato.

A caccia di rendimento
“Dando per scontato che gli investitori non vorranno sacrificare i loro obiettivi di investimento accettando rendimenti più bassi, il focus si dovrà spostare verso scelte che comportano rischi maggiori”, spiega uno studio firmato da Russ Koesterich e Kurt Reiman, strategist di BlackRock. “In un quadro di utili aziendali in ribasso e di volatilità in crescita gli investitori trarranno beneficio dalla ricerca di maggiore rischio e dalla selezione delle singole azioni utilizzando una strategia attiva per dare una spinta ai loro rendimenti”.

Per fare questo una strada è quella di orientare i portafogli verso determinati settori, specifiche aree geografiche e singole opportunità di investimento. “Un’idea potrebbe essere quella di aumentare l’esposizione verso i mercati sviluppati più a sconto e dove la politica monetaria è ancora espansiva”.

Fra Beta e Alpha
In pratica si tratta di diventare attivi (alpha) per andare a cercare ancora un po’ di Beta. I segmenti più interessanti, secondo i due strategist sono i finanziari (che nel lungo periodo beneficeranno di una inevitabile rialzo dei tassi, dove sono ancora bassi) e i tecnologici (che imporranno alle aziende nuovi investimenti per stare al passo con le evoluzioni dell’IT).

L’altra via è quella di spostarsi decisamente verso asset più rischiosi. “I nostri studi hanno dimostrato che nei periodi di maggiore volatilità i gestori sono in grado di creare buoni rendimenti sfruttando i movimenti delle large cap americane”. Fuori dagli Usa un asset in grado far rendere al meglio i money manager attivi sono i mercati emergenti. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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