Costi da far perdere le stelle

Le classi di fondi destinate ai risparmiatori hanno spesso rating più bassi di quelle istituzionali. La causa sono le maggiori commissioni, che pesano sulle performance e creano disparità tra gli investitori.

Sara Silano 12/11/2015 | 11:25
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I costi dei fondi hanno il loro peso, che talvolta diviene un fardello. Morningstar ha messo a confronto le classi meno care (istituzionali con elevate soglie di ingresso) di alcuni grandi fondi europei con quelle più costose, che generalmente sono destinate agli investitori privati (con investimenti minimi più bassi o nulli). In tutti i casi, le elevate commissioni coincidono con un minor numero di stelle.

Queste ultime rappresentano il rating quantitativo che Morningstar attribuisce ai fondi attraverso una formula matematica calcolata sulla base della performance corretta per il rischio e i costi. Il rating viene aggiornato ogni mese su diversi orizzonti temporali (3-5-10 anni) per categorie omogenee. E’ assegnato anche un giudizio complessivo (overall), che rappresenta una media ponderata di quelli sui differenti periodi analizzati.

Per quanto riguarda i costi, Morningstar tiene conto anche di quelli di sottoscrizione e/o riscatto scritti nei documenti ufficiali. Nei mercati dove questa voce nel prospetto informativo è solo indicativa, ma non addebitata “alla lettera” nella realtà, viene applicato un tetto in modo da rappresentare le commissioni di ingresso coerentemente con le dinamiche distributiva. In Europa, il massimo per gli azionari è del 5%, per gli obbligazionari del 3%.

Come si vede nella tabella, il più elevato costo dei fondi retail si traduce spesso in una stella in meno. Ad esempio, se la classe istituzionale (minimo iniziale più elevato) ha cinque stelle, quella per i risparmiatori ne ha solo quattro.

Classi di fondi europei a confronto

Costi, pilastro dell’analisi qualitativa
Il rating quantitativo, dunque, è in grado di ritrarre il comportamento complessivo passato di ciascuna classe di fondi, tenendo conto non solo del rendimento e del rischio, ma anche del costo per l’investitore finale. Quest’ultimo è uno dei fattori più rilevanti nel determinare il successo futuro di un prodotto di investimento, come testimoniano diversi studi Morningstar.

Gli analisti, infatti, lo considerano uno dei pilastri per l’assegnazione del rating qualitativo che riguarda le sole classi retail e la cui scala è composta da tre valor positivi (Gold, Silver e Bronze), uno neutrale e uno negativo. Oltre alla valutazione complessiva, il team di Manager research attribuisce un giudizio a ciascun pillar (processi, persone, società, performance e prezzi). Un profilo commissionale non competitivo o elevato rispetto alle economie di scala generate dalla gestione, così come politiche di remunerazione dei manager non allineate con gli interessi dei sottoscrittori determinano un rating negativo.

Nella tabella sono esemplificati alcuni casi di differenze tra l’Analyst rating complessivo e il giudizio per il pilastro dei costi. Tutti i fondi elencati hanno una valutazione complessiva positiva, ma non vanno oltre la neutralità per la voce commissionale. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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