La scommessa dell’Indonesia piace ai gestori

I fondi specializzati sul paese emergente hanno avuto la migliore performance mensile fra le categorie Morningstar. La speranza è che il piano di rilancio economico varato dal nuovo governo funzioni. Ma serve cautela. 

Marco Caprotti 05/11/2015 | 10:12
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L’Indonesia ci prova. E il mercato ha deciso di puntare sulla riuscita del programma di ripresa economica lanciato da una delle economie emergenti più popolose del mondo. Non a caso i fondi specializzati sull’Arcipelago da fine settembre al termine di ottobre hanno guadagnato, mediamente, il 22,5%, segnando la migliore performance fra le categorie europee di Morningstar (con una volatilità, misurata dalla deviazione standard a tre anni, del 27%).

Il piano del Governo indonesiano, guidato da Joko Widodo e nato l’anno scorso con le elezioni più ferocemente contestate nella storia della giovane democrazia asiatica (sorta dalle ceneri del regime di Suharto, uomo forte dell’Indonesia dal 1967 al 1998), è sicuramente ambizioso.

Il programma di Widodo
Il pacchetto di riforme, elaborato in coordinamento con la Banca centrale, con l'Autorità per i servizi finanziari e con il Ministro coordinatore per l'economia, è diviso in blocchi. La prima tranche del programma prevede l'adozione di misure per garantire sia la certezza dell'attività, sia quella del diritto per gli operatori ed investitori esteri. Sono inoltre stati avviati i lavori per una serie di grandi opere nel settore energetico e dei trasporti, dando così slancio anche alla spesa statale nelle infrastrutture. La seconda tranche di misure deve affrontare le problematiche relative alla semplificazione delle pratiche burocratiche e all'attrazione di investimenti e capitali esteri.

Con il terzo gruppo di riforme annunciate, il prezzo del diesel scenderà di circa tre punti percentuali al fine di assistere la comunità di pescatori del paese e, parallelamente, sarà dato inizio a un programma di conversione da diesel a Gpl per i pescherecci per ridurne significativamente i costi operativi. Sono previsti anche tagli ai prezzi dell'energia elettrica e del gas per uso industriale. Infine, con un quarto pacchetto di provvedimenti, il governo intende affrontare la questione del lavoro e dei salari minimi. Con queste nuove regole dovrebbe essere più semplice per gli investitori stranieri determinare il costo della manodopera, in modo da delineare un clima più favorevole per l'ingresso di nuove società e creare così nuovi posti di lavoro.

Occhio alla Cina
Sulla carta il piano è buono, ma le istituzioni internazionali lo leggono con un sopracciglio alzato. La Banca mondiale ha recentemente tagliato le stime sul Pil indonesiano 2015 portandole a +4,7% da +5,2% (che resta però l’obiettivo del governo). La colpa, in parte è del rallentamento della Cina, che sta colpendo le economie della regione e che, nel caso indonesiano, sta portando a un aumento della disoccupazione e a un rallentamento dei consumi. “Tuttavia il paese è in una buona posizione per difendersi”, spiega il rapporto della World Bank. “E’ in grado di aumentare le spese per gli investimenti statali – soprattutto nel segmento delle infrastrutture - riuscendo comunque a contenere il deficit entro il limite imposto per legge del 3% del Pil. Il governo, intanto, sta portando avanti importanti riforme fiscali che potrebbero aiutare ad aumentare il gettito per l’erario”. Il futuro dipenderà dalla stabilità politica. Un banco di prova fondamentale per valutare la politica della nazione musulmana più popolosa al mondo saranno le elezioni amministrative di dicembre che interesseranno otto province, 170 distretti e 26 reggenze sparse in tutto l'arcipelago.

Dal punto di vista borsistico, secondo gli operatori ci sono opportunità interessanti. “Lo scarso sistema infrastrutturale è sempre stato citato come la causa principale del disinteresse degli investitori esteri verso il paese”, spiega Lorraine Tan, analista di Morningstar. “Noi ci aspettiamo che il nuovo governo adotti politiche di investimento  che portino a un aumento del 10%-15% delle spese per infrastrutture nel medio termine. Se queste previsioni dovessero essere confermate ad approfittarne potrebbero essere anche i produttori locali di cemento”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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