Il Giappone gira a vuoto

Il Pil del Sol levante scende. La BoJ prova a lanciare qualche segnale di speranza e lascia invariati gli stimoli. La prossima mossa tocca al governo. Intanto gli investitori vendono. 

Marco Caprotti 16/09/2015 | 15:33
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Il Giappone prova a non perdere la speranza. Un compito difficile, alla luce delle ultime informazioni macro che stanno arrivando dall’Arcipelago. E che non vengono condivise dagli investitori, come fa vedere l’indice Msci dedicato al Sol levante che, nell’ultimo mese e calcolato in euro, ha perso il 10,55% (-12,2% la performance in yen). Il dato sul Pil giapponese è tornato negativo nel secondo trimestre con una contrazione dello 0,3%, dopo l'incremento registrato nel primo. Su base annua, il Pil è diminuito dell’1,2%, ma è stato rivisto al rialzo dalla lettura preliminare di -1,6% e ha battuto le previsioni che davano un -1,8%.

Le mosse di Kuroda
La Banca centrale del Giappone ha nel frattempo lasciato invariato il suo intervento in favore della ripresa economica, demandando di fatto al governo di Shinzo Abe l’onere di mettere in campo le riforme e gli sgravi necessari a rilanciare il Sol Levante ancora in difficoltà. La BoJ manterrà invariato l'obiettivo di ampliamento della base monetaria a 80mila miliardi di yen, poco meno di 600 miliardi di euro. “Il rallentamento delle economie in via di sviluppo sta avendo effetti su esportazioni e produzione del nostro paese, ma è comunque sempre in atto un circolo virtuoso nel settore aziendale e nell'edilizia”, scrive il governatore Haruhiko Kuroda nel documento che accompagna la decisione. “Non vi è alcun cambiamento della nostra opinione: l'economia continuerà a recuperare moderatamente”. La BoJ, quindi, non ha modificato le scelte di politica monetaria, ha sottolineato il governatore, ma se ci fossero “cambiamenti nella tendenza inflazionistica o se fosse necessaria un'azione per raggiungere l'obiettivo della stabilità dei prezzi” si interverrà “senza esitazione”. Kuroda ha anche detto che le aspettative per l'inflazione sono stabili e che l’obiettivo è al 2%.

L’istituto centrale nipponico, insomma, non se la sente di stringere il rubinetto in un momento in cui lo scenario commerciale di breve e medio termine non si presenta positivo. L’arresto della crescita cinese, principale partner commerciale, infatti, promette bene per la bilancia commerciale. Ma la decisione di Kuroda può anche essere letta con altri occhiali. Non aumentare lo stimolo, secondo alcuni operatori lascia di fatto al primo ministro Shinzo Abe l’onere di preparare un nuovo programma di incentivi all’economia.

L’industria è piatta
La Banca del Giappone, intanto, abbassato le stime per la produzione industriale del terzo trimestre. Nel report mensile di settembre, la BoJ ha scritto che la produzione industriale sarà per lo più “piatta” nel periodo luglio-settembre mentre lo scorso mese l’istituto centrale si aspettava che la produzione potesse “riprendere la crescita” nel terzo trimestre. La BoJ, in linea con la prassi abituale, non ha comunicato le cifre previsionali. Vista come uno dei principali indicatori dello stato di salute dell'economia del paese, la produzione industriale è scesa dell'1,4% in aprile-giugno e ora rischia di scivolare di nuovo nel trimestre in corso.

L’agenzia di rating S&P, intanto, ha declassato il Giappone abbassando il rating del paese da AA- ad A+. L’outlook è rimasto stabile.

 

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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