Giornata nera per i listini di Eurolandia. Dopo i preoccupanti dati del settore manifatturiero in Cina (l’indice Pmi ha realizzato il risultato peggiore dall’agosto del 2012), gli operatori sono tornati a vendere. Sulle principali piazze finanziarie del Vecchio continente si sono registrate perdite superiori al 2%. Londra ha terminato in coda al gruppo cedendo oltre il 3%.
A poco sono serviti gli aggiornamenti su occupazione e settore industriale in Europa. Nella zona euro il tasso dei senza lavoro è sceso a luglio sotto l’11% (10,9%), per la prima volta dal 2012, mentre l’indice Pmi manifatturiero si è mantenuto sui livelli di luglio grazie alle buone performance di Germania, Italia e Spagna.
Milano cede il 2,24%
Nel Belpaese l’Istat ha pubblicato gli aggiornamenti sul tasso di disoccupazione, sceso al 12% a luglio (quello giovanile si è portato al 40,5% registrando -2,5% rispetto al mese precedente), e sulla crescita del Pil nel secondo trimestre (+0,3% rispetto al primo periodo e +0,7% anno su anno).
A Piazza Affari il Ftse Mib ha chiuso a -2,24%. In forte ribasso i titoli bancari, guidati dalle perdite riportate da Unicredit, Mps e Bpm. Male anche il comparto del lusso, sul quale pesano le negative prospettive del mercato cinese. Fca ha ceduto oltre il 2%, nonostante le voci di una possibile fusione con General Motors e la crescita delle vendite sul mercato americano (+2% rispetto allo scorso anno).
New York negativa
Avvio in forte ribasso anche per Wall Street. Al pessimismo sulle prospettive di crescita dell’economia cinese si è aggiunto oggi il disappunto per il deludente dato dell’indice Pmi manifatturiero negli Usa, sceso nel mese di agosto a quota 53 (dal 53,8 di luglio). In crescita oltre le attese, invece, la spesa per costruzioni (+0,7), che a luglio ha raggiunto il livello più alto dal 2008. Di oggi è anche l’aggiornamento sulle scorte di petrolio. La produzione di greggio è scesa più del previsto, ma questo non ha invertito la tendenza del prezzo del barile che ora viaggia attorno ai 46 dollari.
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