L’Etf fisico sorpassa il sintetico

Il numero di fondi passivi quotati in Europa che detengono lo stesso portafoglio dell’indice ha per la prima volta superato quello dei replicanti swap-based. Il minor rischio percepito e la maggiore semplicità le ragioni principali. Serve un confronto senza pregiudizi.

Valerio Baselli 31/08/2015 | 10:38
Facebook Twitter LinkedIn

A maggio 2015, per la prima volta, il numero di Exchange traded product (Etp) fisici quotati in Europa ha superato quello dei replicanti sintetici. Secondo i dati di Morningstar, attualmente sono disponibili sulle Borse del Vecchio continente 844 Etp a replica fisica completa o a campione, contro 780 replicanti sintetici swap-based.

“Questo dato non ci sorprende, è una tendenza che abbiamo riscontrato negli ultimi anni”, spiega Henri Boua, vice responsabile di Etf Securities per la Francia. “Ogni volta che c’è la possibilità di scegliere, i clienti optano per la replica fisica e il nostro lavoro è di seguire le indicazioni dei clienti. Nella loro testa, i prodotti fisici sono più facili da capire e quindi da spiegare ai loro clienti, ispirano più fiducia e hanno un’immagine meno rischiosa. Alla fine, è il cliente che decide”.

Questo trend, infatti, si autoalimenta: gli investitori vogliono la replica fisica, il che spinge gli emittenti a preferire, laddove possibile, un’offerta di questo tipo, il che a sua volta fa crescere il numero dei prodotti. Anche a livello retail il concetto è lo stesso: i promotori e consulenti finanziari spingono i replicanti fisici in quanto di più facile comprensione per il cliente.

Una questione di “reputazione”
Questo cambio di mentalità è stato probabilmente spinto anche dal dibattito sui rischi della replica tramite contratti derivati, sfociato nella pubblicazione di diverse analisi e documenti, tra cui l’ormai famoso report redatto dal Financial Stability Board nel 2011, che non ha certo aiutato la “reputazione” degli Etp sintetici. “La forte preferenza da parte degli investitori verso gli strumenti a replica fisica è lampante da almeno tre anni – commenta Jose Garcia Zarate, analista Etf di Morningstar – e la tendeza sembra piuttosto chiara anche per il futuro, anche se ci sono casi di alcuni strumenti sintentici che rimangono ancora molto popolari”. Infatti, a partire dal 2012, diversi emittenti di Etf hanno deciso di convertire alcuni loro prodotti da sintetici a fisici (tra cui, ad esemio, Lyxor e Deutsche Asset & Wealth Management).

“Credo che il mercato continuerà a scivolare verso la replica fisica, il peso dei fondi passivi sintetici diminuerà col tempo, ma questi prodotti non spariranno di certo, anche perché per molte asset class, come alcune materie prime, la replica tramite swap è l’unica scelta possibile”, conclude Boua.

Un confronto senza pregiudizi
Ma i prodotti swap-based comportano davvero più pericoli per gli investitori? “In realtà, dal nostro punto di vista, gli Etp sintentici non sono per forza più rischiosi, anche perché sono tutti collateralizzati”, spiega Boua. “Per quanto riguarda i costi in capo agli emittenti dipende: per certe asset class, come ad esempio i mercati emergenti, la replica sintetica è la scelta più facile e meno costosa. Comunque, quando possiamo, diamo la possibilità di scelta”.

Gli analisti di Morningstar hanno pubblicato ricerche approfondite sui due metodi di replica (vedi sotto), arrivando alla conclusione che non esiste una replica migliore o meno rischiosa di per sé. Se da un lato esiste il rischio di controparte legato al contratto swap, dall’altro potrebbero esserci rischi con l’attività di presitito titoli e un problema di tracking error (differenza tra performance dell’indice e del fondo). Quello che conta, o dovrebbe contare, è quindi la comprensibilità dei prodotti e la trasparenza.

Clicca qui per leggere lo studio di Morningstar sugli Etf fisici.

Clicca qui per leggere lo studio di Morningstar sugli Etf sintetici.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

LEGGI ALTRI ARTICOLI SU
Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures