La Fed non cambia l’umore delle Borse

La Banca centrale americana medita un rinvio sull’innalzamento dei tassi di interesse a dicembre, ma questo non basta ai listini asiatici per tornare in positivo. Tokyo cede lo 0,94%. Avvio contratto anche per Eurolandia. Milano viaggia attorno alla parità. 

Francesco Lavecchia 20/08/2015 | 09:57
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I listini asiatici hanno chiuso anche oggi in ribasso. Shanghai ha ceduto il 3,42%, Hong Kong ha perso l'1,98% e anche Tokyo ha registrato un passivo dello 0,94%. Sui mercati della regione prevale una forte incertezza sia sullo stato di salute dell' economia cinese che sulle prossime mosse delle autorità (relativamente alla svalutazione dello yuan e al sostegno dei listini azionari). A poco è servita la mossa della Banca centrale cinese che ha aumentato la banda di oscillazione della valuta (da 6,396 a 6,3915). Non hanno dato ossigeno ai mercati neppure le minutes della Federal Reserve, dalle quali si evincono i timori che la debolezza del Dragone possa ostacolare la crescita degli Stati Uniti.

Eurolandia negativa 
Avvio negativo anche sulle principali piazze finanziarie del Vecchio continente. I listini di Eurolandia risentono delle vendite sulle Borse asiatiche e americane (ieri il Dow Jones e il Nasdaq hanno perso rispettivamente lo 0,93% e lo 0,8%). Nonostante la Fed sembra essere intenzionata a non alzare i tassi di interesse prima di dicembre, il clima sui mercati è negativo. Il rallentamento della Cina ha forti ripercussioni sulla crescita dell’economia globale e quindi anche sulla domanda di materie prime. Il petrolio, infatti, continua a scendere e ha toccato i minimi dal 2009, mentre sono salite le quotazioni dell’oro, che è tornato ad essere un bene rifugio.

Gli appuntamenti della giornata 
A Piazza Affari il Ftse Mib viaggia attorno alla parità. La tendenza registrata nella seduta di ieri sembra confermarsi anche oggi, con i bancari ancora in rialzo e gli energetici in sofferenza. Male anche Tod's, Atlantia e Mediaset. In giornata sono attesi i dati relativi alle vendite al dettaglio nel mese di luglio nel Regno Unito, mentre nel pomeriggio sarà la volta dei dati americani sulle nuove richieste di sussidi di disoccupazione, sulle vendite di abitazioni esistenti e sull’indice della produzione della Fed di Filadelfia (che è un termometro dello stato di salute del settore manifatturiero). 

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Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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