Chiusura negativa per i listini di Eurolandia. A poco è servito il recupero della Borsa di Shanghai (+1,23%), anche perché sostenuto dal nuovo intervento delle autorità cinesi al fine di evitare il continuo deflusso di capitali. Non ha scosso i mercati neppure il voto favorevole del Bundestag tedesco al terzo pacchetto di aiuti alla Grecia.
A pesare sull’umore degli operatori sono state anche oggi le preoccupazioni legate allo stato di salute dell’economia cinese e le ripercussioni che questo potrà avere sulla domanda delle materie prime e sulle esportazioni europee. Sul fronte macro, inoltre, si è registrata la contrazione nel mese di giugno della produzione nel settore delle costruzioni all’interno dei paesi dell’Eurozona (-1,9%).
Londra e Francoforte in coda al gruppo
Le perdite maggiori si sono registrate sulle Borse di Francoforte e Londra, ma anche sulle altre piazze finanziarie il passivo è stato superiore al punto percentuale. Ancora in forte calo i titoli del comparto energetico che soffrono per il nuovo scivolone del prezzo del greggio in seguito alla notizia della crescita delle scorte settimanali di petrolio negli Usa. Male anche minerari e l’automotive.
A Piazza Affari il Ftse Mib ha chiuso a -1,77%. Pesano le vendite su Eni e Fca e i ribassi registrati dai titoli del comparto del lusso, colpiti dalla svalutazione della divisa cinese. Luxottica, inoltre, paga anche l’indagine dell’antitrust francese su un possibile cartello sui prezzi. In rialzo i bancari e in particolare le azioni delle popolari. La riforma del Governo, che impone a questi istituti la trasformazione in Spa, aprirà a una nuova fase di M&A.
Partenza in ribasso per New York
Avvio negativo per Wall Street. In attesa delle minutes della Fed, la cui pubblicazione è prevista attorno alle 20 ore italiane, a New York gli operatori valutano i dati dell’inflazione nel mese di luglio. L’indice dei prezzi al consumo è salito dell’1% rispetto a giugno e dello 0,2% su base annua. La variazione al netto della spesa per i beni alimentari e per l’energia (inflazione core) è stata dell’1,8% rispetto allo stesso mese del 2014. Un risultato molto vicino all’obiettivo della Fed (pari al 2%), che rende più probabile la decisione da parte della Banca centrale di ritoccare verso l’alto i tassi di interesse
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