BP, poteva andare peggio

Il risarcimento danni per il disastro ambientale causato dalla compagnia petrolifera britannica è inferiore alle previsioni degli analisti Morningstar. Il fair value del titolo sale a 47 dollari, ma il titolo quotato sul Nyse continua a essere scambiato a prezzi poco convenienti.

Francesco Lavecchia 03/07/2015 | 16:30
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Morningstar alza il fair value del titolo BP da 45 a 47 dollari (per l’ADR americana) all’indomani della decisione sul risarcimento dei danni causati nel Golfo del Messico. L’accordo tra la compagnia energetica britannica e le autorità statunitensi è di ammontare minore rispetto a quanto stimato e sarà dilazionato in tempi più lunghi (18 anni anziché 15). Inoltre, la compagnia britannica avrà la possibilità di poter spalmare nei prossimi dieci anni i crediti di imposta dovuti alle perdite causate dal disastro ambientale di Macondo e questo riduce l’impatto del risarcimento danni sulla valutazione dell’azienda.

Le azioni societarie, però, sono scambiate al momento su prezzi superiori al fair value di Morningstar e gli analisti raccomandano di prendere posizione solo in caso di un deprezzamento del loro valore di mercato.

Il settore energetico sta attraversando un cambiamento radicale. Il grosso problema delle aziende è quello di ripristinare le riserve di gas e petrolio. Le risorse naturali sul pianeta sono ancora abbondanti, ma le compagnie energetiche non riescono più a estrarle a basso costo. Anche perché i Governi dei paesi sono sempre meno disposti a concedere le autorizzazioni a perforare i loro terreni. Per questo motivo devono adottare metodi che necessitano di costi di produzione molto più elevati, come lo shale gas, la trivellazione in acque profonde o l’estrazione dalle sabbie bituminose. Tutto questo si traduce nei loro bilanci in margini di profitto significativamente più bassi rispetto al passato.

BP più competitiva che in passato
A differenza di molti altri player del settore, però, BP sta adottando un deciso taglio dei costi operativi che promettono di trasformarla in un’azienda più competitiva di quanto fosse nel recente passato. La compagnia britannica ha provveduto anche a ridurre sensibilmente la sua esposizione alla Russia. Dopo la cessione di TNK-BP a Rosneft, Mosca rappresenta il 5% del giro d’affari complessivo dell’azienda e questo elimina uno dei principali fattori di incertezza.

Le previsioni dei nostri analisti indicano per quest’anno un forte calo del fatturato (-32%), mentre nei quattro successivi il tasso di crescita dei ricavi sarà superiore al 6%. Il margine operativo risentirà nell’esercizio in corso della brusca contrazione delle vendite, per poi recuperare gradualmente raggiungendo il 6% nel 2019.  

 

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Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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