Strategic beta, un’industria in crescita

In Europa, i replicanti smart hanno vissuto un vero e proprio boom per masse gestite e numero di prodotti. Le tecniche basate sui fattori di rischio sono quelle che dovrebbero svilupparsi ulteriormente.

Valerio Baselli 23/06/2015 | 09:42
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I prodotti Strategic beta, detti anche smart beta o advanced beta, rappresentano forse la storia di maggior successo degli ultimi anni. Si tratta di fondi passivi quotati, quindi di Exchange traded fund, che replicano indici progettati per superare la tradizionale ponderazione sulla capitalizzazione di mercato, utilizzando fattori diversi per pesare i titoli presenti in portafoglio e cercando quindi di migliorare i rendimenti e modificare il rischio relativo.

Secondo una ricerca pubblicata da Morningstar Investment Consulting France per conto di State Street Global Advisor, il numero dei prodotti Strategic beta disponibili in Europa, una volta riservati esclusivamente agli investitori istituzionali, è quasi triplicato negli ultimi cinque anni, arrivando a fine 2014 a quota 345 fondi (considerando tutte le classi e le quotazioni dello stesso Etf su diverse Borse). E’ più impressionante il balzo degli asset in gestione, cresciuti da fine 2004 a fine 2014 del 3.550%.

Ancora molta strada da fare
Il trend, tuttavia, sembra essere solo all’inizio. “Il patrimonio gestito in Europa da questi Etf è cresciuto del 45% nei primi quattro mesi del 2015, arrivando a 10,4 miliardi di euro a fine aprile”, commenta Marlène Hassine, responsabile della ricerca Etf di Lyxor. “Dall’inizio dell’anno, sono i replicanti basati su un approccio fondamentale che hanno attirato i flussi maggiori, cioè quelli che scelgono e ponderano i titoli in portafoglio basandosi sui fondamentali della società, a loro volta indicati da fattori finanziari o indicatori contabili”.

Evoluzione del patrimonio gestito dagli Etf Strategic Beta in Europa


Fonte: Lyxor

In particolare, secondo i dati di Lyxor, l’indice che ha riscontrato il maggior successo nel Vecchio continente da inizio anno è il JPX-Nikkei 400, dedicato al mercato azionario giapponese e basato appunto su fattori fondamentali. Su Borsa italiana, per il momento, è quotato un solo Etf che lo replica: l’Amundi ETF Jpx-Nikkei 400 UCITS ETF EUR.

“Anche gli strumenti che utilizzano determinati fattori di rischio, come quelli volti a minimizzare la volatilità, continuano a beneficiare di entrate importanti”, prosegue Hassine, “grazie soprattutto al livello di riduzione del rischio che offrono in relazione alle valutazioni elevate dei mercati azionari dei paesi sviluppati”.

Raccolta netta annuale cumulata degli Etf Strategic Beta in Europa a confronto (2012 – 2015)


Fonte: Lyxor

Le prospettive sono interessanti. “Attualmente, in Europa gli asset investiti in Strategic beta pesano il 2,3% del patrimonio totale degli Etf, pari a 444 miliardi di euro. Crediamo sia ragionevole aspettarsi che questa ‘fetta’ arrivi a contare complessivamente il 10% del mercato europeo dei replicanti nei prossimi tre anni”, afferma Hassine.

Un ibrido che piace
La natura “ibrida” di questi strumenti, che coniuga la trasparenza, la semplicità e l’economicità dei replicanti con delle strategie una volta tipicamente riservate ai gestori attivi, è senza dubbio alla base del loro successo. Il numero dei prodotti strategici cresce di pari passo con la scoperta di nuovi indici da replicare.

“Lo sviluppo di questi nuovi strumenti d'investimento è strettamente legato alle nuove teorie finanziarie derivanti da ricerche accademiche”, commenta Hassine. “Credo che quello che gli investitori ricerchino oggi sia soprattutto un nuovo modo di diversificare il portafoglio; la correlazione tra le varie classi di attivo è sempre più alta, mentre queste nuove strategie permettono proprio di ridurla a livello di portafoglio. Perciò crediamo che i benchmark basati sui fattori di rischio, singoli o multifattoriali, saranno quelli che conosceranno il maggiore sviluppo nei prossimi anni, rispetto a quelli fondamentali”.     

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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