Il dollaro frena Ace

L’apprezzamento del biglietto verde riduce la buona performance del segmento internazionale, ma l’esposizione ai mercati globali è la principale fonte di vantaggio nei confronti dei competitor.

Francesco Lavecchia 05/05/2015 | 09:58
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Ace soffre il caro dollaro, ma la sua posizione di vantaggio competitivo le garantisce una redditività superiore ai competitor (Economic Moat).

La compagnia assicurativa americana ricava più di un terzo dei suoi premi fuori dai confini nazionali e, come dimostra l’ultima trimestrale, il segmento internazionale è anche quello che mostra i maggiori tassi di crescita. Nei primi tre mesi dell’anno il progresso del fatturato ricavato all’estero è stato dell’11% a cambi costanti (contro lo 0,8% registrato in Nord America), ma il cambio sfavorevole ha prodotto un aumento solamente dell’1,3%.

Le previsioni degli analisti
I nostri analisti stimano per il segmento internazionale un tasso medio di crescita di circa il 7% nei prossimi cinque anni, grazie al contributo dei mercati emergenti, mentre a livello domestico l’azienda inizierà a beneficiare della recente acquisizione di Fireman’s Fund (linea dedicata alla clientela abbiente) da Allianz.

In base a queste previsioni stimiamo un fair value pari a 116 dollari per azione, circa il 10% in meno rispetto alle attuali quotazioni di mercato.

Come battere la concorrenza
In un contesto competitivo difficile come quelle del ramo danni, Ace si è guadagnata una posizione di vantaggio grazie alla sua forte presenza sui mercati internazionali (più di 50 paesi nel mondo). Questo le ha permesso di guadagnarsi la fiducia delle grandi corporation, che hanno rischi diversi in differenti paesi e non riescono a essere coperti da una sola linea assicurativa, e al tempo stesso di creare forti barriere all’ingresso di nuovi potenziali competitor. Questi, per combattere alla pari, dovrebbero essere in grado di costruire una rete globale e di diversificare l’offerta dei propri servizi.

La forte presenza sui mercati internazionali le garantisce, inoltre, altri due vantaggi. Da una parte assicura prospettive di crescita maggiori rispetto a quelle società che hanno deciso di operare prevalentemente sul mercato interno (come dimostra il forte aumento, dal 2008 ad oggi, del peso di Asia e America latina sul totale dei premi raccolti), dall’altra le dà la possibilità di espandersi attraverso nuove acquisizioni (cosiddetta crescita inorganica).

 

Per leggere l'analisi completa su Ace clicca qui.

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Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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