Gli emerging guardano le valute

I rendimenti di chi ha puntato sui paesi in via di sviluppo dipendono anche dal rapporto fra euro e dollaro. La Cina tiene. Il Brasile ha molti problemi. 

Marco Caprotti 29/04/2015 | 14:41
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Il quadro dei mercati emergenti continua ad assomigliare a un puzzle in cui è difficile incastrare i diversi elementi per avere un quadro di insieme. Un sistema sono gli indici. Quello Msci dedicato agli emerging, nell’ultimo mese (fino al 28 aprile e calcolato in euro) ha guadagnato il 10,6%. Un altro metodo si basa sulle valute. “Molto dipende da quale divisa si usa come base, poiché il cambiamento più significativo nel corso del primo trimestre è stato un ulteriore indebolimento, pari al 13%, dell’euro rispetto al dollaro americano”, spiega uno studio firmato da Marcus Svedberg, capo economista di East capital . “I mercati emergenti hanno guadagnato un 4% in termini di biglietto verde, ma il 17% in termini di moneta unica. Alla luce di questo, coloro che hanno guadagnato di più nel primo trimestre 2015 sono stati presumibilmente quelli che hanno investito in euro nei mercati emergenti”.

Lo sguardo a Oriente
Il dettaglio geografico continua a mostrare una situazione eterogenea. Alcuni dei mercati più ampi come Cina e Russia hanno registrato una sovraperformance. La piazza azionaria cinese A-share ha guadagnato il 37,2% nel primo trimestre 2015, continuando così il rally iniziato sul finire del 2014, mentre l’indice H-share è salito del 23,6%. Il mercato russo ha chiuso invece il trimestre con un +27,1% ed ha così iniziato a rimbalzare dai bassi livelli di dicembre, sebbene l’andamento del prezzo del petrolio fosse più o meno piatto. Anche la Turchia è stata debole. “Gli investitori hanno iniziato a preoccuparsi per la sua situazione politica e il mercato è sceso del 2,5%, per quanto la lira turca si sia in qualche misura rafforzata rispetto all’euro”, dice Svedberg.

Il Brasile peggiora
In America latina i riflettori restano puntati sul Brasile, dove le prospettive economiche continuano a peggiorare. A sorpresa a febbraio (per il terzo mese consecutivo) sono stati tagliati posti di lavoro. A gennaio è rallentata ulteriormente anche la congiuntura. Questo ha portato a un ridimensionamento delle stime di crescita. “In generale, per il 2015 ci si attende un calo dell’economia di quasi lo 0,8%. Questo debole andamento economico dovrebbe quasi certamente far sì che la Banca centrale posticipi il più possibile eventuali altri rialzi dei tassi d’interesse, nonostante l’inflazione ancora ostinatamente alta”, spiega uno studio di Raiffeisen Capital Management. “A livello di politica interna, soltanto a pochi mesi dalla sua rielezione, la presidente Rousseff è sempre più sotto pressione. A causa del deterioramento della situazione economica, dei casi di corruzione e delle mancate riforme, le manifestazioni dell’opposizione sono sempre più affollate”.

L’indice azionario Bovespa, intanto a febbraio è salito molto, nonostante questo contesto così negativo e, a marzo nel complesso si è mostrato quasi invariato. “Le azioni brasiliane sono tra quelle con le valutazioni relativamente più convenienti dei mercati dei paesi emergenti”, dice il report. “Un rialzo dei corsi che duri nel tempo ci potrà probabilmente essere solo quando si saranno visibilmente stabilizzate la valuta e la congiuntura”.

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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