Cosa succede se l’Etf cambia il benchmark

E’ un evento che influisce sul portafoglio. In genere, gli investitori sono avvisati in tempo per poter rivalutare la loro posizione.

Kenneth Lamont 27/04/2015 | 09:56
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Il cambiamento del benchmark da parte dell’Etf è più frequente di quanto si pensi e può lasciare l’investitore spiazzato. Questa operazione ha un impatto prima di tutto sui possessori dell’Etf. Generalmente, sono informati in anticipo per poter rivedere le proprie posizioni. In ogni caso, siccome il fondo è quotato durante l’intera giornata, gli acquirenti non sono immediatamente contattabili.

Le informazioni agli investitori
Gli emittenti utilizzano tipicamente comunicati stampa pubblicati sui loro siti per informare gli investitori. E’ bene, quindi, che questi ultimi li monitorino per evitare sorprese. Una via è la sottoscrizione delle e-mail periodiche inviate dalle società.

Una volta informati, gli investitori devono valutare se il nuovo indice continua a soddisfare i loro obiettivi e quali sono gli eventuali costi per passare a un prodotto alternativo.

Perché cambiare
Gli Etf possono cambiare il benchmark per molte ragioni. In alcuni casi, si tratta di decisioni puramente commerciali. Ad esempio, nel 2012 Vanguard ha deciso di ridurre il costo della licenza degli indici passando dalla gamma Msci a quella Ftse per alcuni suoi grandi fondi passivi (inclusi gli Etf).

In altri casi, l’obiettivo è affinare l’esposizione. Nel reddito fisso, ad esempio, ci sono stati casi in cui gli Etf hanno cominciato con il replicare indici ampi per poi accorgersi che molti titoli non erano liquidi. Successivamente hanno scelto benchmark con panieri di obbligazioni liquide (ad esempio gli indici Markit Broad versus quelli Markit liquid). Questi cambiamenti permettono agli emittenti di replicare in modo meno costoso e più efficiente il sottostante. Di conseguenza, gli investitori possono trarre vantaggio delle minori spese.

Un altro esempio viene da Lyxor. Qualche anno fa, la società decise di sostituire i benchmark per gli Etf sui titoli governativi dell’Eurozona. In precedenza, utilizzava la gamma EuroMTS, senza alcuna discriminazione relativa al rating. Quando nel 2010 – 2011 è cominciata la crisi del debito sovrano, molti investitori in tali Etf scoprirono di avere un’esposizione alla Grecia, che pesò sulla performance. L’emittente rispose passando a benchmark che tenevano in considerazione la qualità del credito, escludendo i titoli non-investment.

In ogni caso, gli investitori in Etf devono sempre ricordare che la performance del fondo dipende dall’indice replicato. Per questo, nella selezione è importante conoscere anche il sottostante.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Kenneth Lamont  è analista sui fondi passivi di Morningstar Europe.

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