I bond alla prova del Qe

Quando la Bce è intervenuta con il piano di stimolo all'economia di Eurolandia molti investitori si sono spostati su Treasury e Gilt. Anche high yield e corporate ne hanno approfittato. 

Marco Caprotti 08/04/2015 | 15:31
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I mercati obbligazionari iniziano a tirare le prime somme del Qe lanciato a inizio marzo dalla Banca centrale europea. L’indice Barclays del segmento del reddito fisso a livello globale nell’ultimo mese (fino al 7 aprile e calcolato in euro) ha guadagnato lo 0,11%, mostrando l’atteggiamento sostanzialmente attendista degli investitori in bond.

L’Eurotower, intanto, ha deciso di fornire al sistema economico e finanziario della zona 1.100 miliardi di stimolo sotto forma di acquisto di obbligazioni in 18 mesi (a partire da marzo). Gli acquisti avverranno al ritmo di 60 miliardi di euro al mese, analogamente (in termini di dimensione economica) alle iniezioni appena concluse dalla Federal Reserve (100 miliardi di dollari mensili). La Bce si assumerà soltanto il 20% del rischio di default associato con l'acquisto dei bond, mentre il restante 80% delle potenziali perdite ricadranno sulle Banche centrali dei paesi emittenti.

Per quanto riguarda i governativi, per un breve periodo da inizio febbraio ai primi di marzo, i rendimenti a lungo termine di Usa e Regno Unito sono saliti ma, non appena la Bce è entrata in gioco, sospingendo ancora più al ribasso i rendimenti dei titoli europei, Treasury e Gilt hanno avuto un’inversione di tendenza piuttosto repentina. Nel momento in cui il rendimento di titoli di Stato italiani a 10 anni ha raggiunto un livello di 100 punti base al di sotto di quello dei Treasury e dei Gilt, la reazione in termini di asset allocation verso quei mercati più redditizi è stata alquanto rapida.

L’aiuto del Qe
“L’ondata del Qe continua a dare sostegno a tutti i mercati”, spiega una nota firmata da Chris Iggo, responsabile degli investimenti Fixed Income di AXA Investment Managers.“Gli acquisti di titoli di Stato da parte della Bce saranno a quanto si prevede più del doppio delle nuove emissioni nette. La quantità di debito denominato in euro detenuto da investitori diversi dalla Bce dovrebbe di fatto ridursi, mentre durante il Qe di Usa e Regno Unito era rimasto pressoché invariato. A fronte della contrazione del volume complessivo del debito sovrano a causa dei rendimenti tendenti a valori negativi, l'impatto delle mosse della Bce porterà a un ulteriore appiattimento della curva e a rendimenti ancora più bassi. Si potrebbe sostenere che queste manovre sono di natura prettamente tecnica e che rispecchiano le dinamiche di domanda e offerta”.

I corporate ne approfittano
In questo quadro ci sono state buone performance in altre asset class, come le obbligazioni high yield. Da quando la Bce ha avviato il suo piano di acquisti, il segmento investment grade ha sottoperformato i titoli di Stato. “Non c'è da stupirsi”, spiega Iggo. “Da un lato, la Banca centrale acquista titoli sovrani in grandi quantità. Allo stesso tempo c'è stato un forte aumento delle emissioni obbligazionarie sia da parte di società europee, che hanno voluto approfittare dei costi di finanziamento ai minimi storici, sia di società americane, per trarre vantaggio del cambio conveniente con l'euro. Così si è prodotto un ampliamento degli spread, tendenza che potrebbe continuare. È improbabile che le emissioni di obbligazioni corporate riescano a colmare il vuoto causato dall'enorme quantità di debito assorbito dalla Bce, specialmente in termini di duration”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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