La rivincita delle piccole

Le azioni meno popolari fra gli investitori, dicono gli ultimi studi, nel lungo periodo danno i rendimenti migliori. Ecco perché, secondo gli operatori, conviene puntare su alcune small cap. Anche in Italia. 

Marco Caprotti 31/03/2015 | 14:39
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Il rendimento non sempre va a braccetto con il rischio. Anzi, secondo Roger Ibbotson professore dell’Università di Yale, a dispetto di quanto hanno raccontato fino ad ora i libri di finanza, le stock considerate più pericolose non producono grandi guadagni in conto capitale. Al contrario, gli studi più recenti dimostrano come le azioni con una bassa volatilità abbiano performance di lungo periodo migliori di quelle più volatili.

Per Ibbotson - che ha presentato i risultati della sua analisi condotta sui mercati azionari di Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone (il periodo analizzato va dal 1996 al 2014) all’ultima MIC (Morningstar Institutional Conference) pan-europea tenutasi ad Amsterdam - questo elemento può essere compreso meglio sostituendo la parola “rischio” con “popolarità”. Gli investitori dovrebbero puntare, quindi, su titoli non popolari per tentare di sovraperformare il mercato. I risultati relativi agli Usa sono stati recentemente aggiornati con i dati del 2014. Secondo Ibbotson, i titoli azionari a più bassa capitalizzazione di mercato hanno storicamente fatto meglio rispetto a quelli large-cap non a causa del loro maggior grado di rischio, ma della loro scarsa popolarità.

Un fenomeno che si registra anche in Italia, un mercato dove, di solito, gli investitori locali e stranieri tendono a concentrarsi sui grandi nomi del listino. “Le mid e small cap hanno sovraperformato le blue chips nel medio e nel lungo periodo”, spiega uno studio preparato da Intermonte Securities presentato nel corso della conferenza L’Italia che cresce in Borsa: un valore che si offre al nuovo risparmio, organizzato da Zenit Sgr durante l’ultimo Salone del Risparmio. “Nei prossimi mesi il potenziale di sovraperformance rispetto alle grandi aziende, pur riducendosi come accaduto di recente, permarrà. Le mid e small cap beneficeranno di valutazioni più appetibili e di M&A favorite dai tassi contenuti. Le piccole e medie aziende, inoltre, potranno sfruttare anche le recenti innovazioni legislative come minibond e job act”.

Dove nasce l'extra-rendimento?
Ma anche in altre parti del mondo gli investitori istituzionali preferiscono puntare sulle grandi società perché vogliono evitare di rimanere intrappolati in titoli scarsamente liquidi. “Come riescono, quindi, queste piccole aziende a vendere sul mercato le loro azioni? La risposta è: abbassando il prezzo. Ecco perché il rendimento che deriva da questi investimenti sale”, dice il professore Ibbotson. 

Le azioni value si caratterizzano per price/earnings (prezzi in rapporto agli utili di bilancio) più bassi rispetto a quelle growth. Tali stock, però, hanno storicamente fatto meglio in Borsa. “Le prime non sono popolari perché non hanno storie di successo da raccontare. Non sono buone società perché spesso hanno problemi di gestione e non sono sulle prime pagine dei giornali”, argomenta Ibbotson. La misura di popolarità utilizzata nello studio è il turnover rate e si nota come i titoli meno scambiati sul mercato (turnover rate più basso) siano quelli che rendono di più nel tempo.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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