General Motors dice addio alla Russia

La casa automobilistica statunitense dismetterà entro quest’anno le sue attività all’ombra del Cremlino. I nostri analisti apprezzano la decisione dell’azienda e confermano il fair value a 50 dollari per azione.

Francesco Lavecchia 19/03/2015 | 17:01
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L’addio alla Russia non fa male a General Motors. La casa automobilistica americana ha annunciato l’intenzione di ritirarsi quasi completamente dal più grande mercato dell’est Europa, ma i nostri analisti mantengono invariata la stima del fair value a 50 dollari per azione che vale al titolo un rating Morningstar di quattro stelle.

GM ha deciso di fermare la produzione nel suo impianto di San Pietroburgo a metà 2015, anche se continuerà a costruire il piccolo Suv Chevrolet Niva attraverso la joint venture GM-AvtoVAZ. Il marchio Opel, invece, lascerà il paese entro dicembre. Questa notizia segna un drastico passo indietro del management rispetto a quelli che erano i piani definiti nel giugno del 2012, quando aveva annunciato l’intenzione di raddoppiare la capacità produttiva degli stabilimenti e di investire un miliardo di dollari entro il 2017, ma da allora la situazione all’ombra del Cremlino è peggiorata.

Le previsioni degli analisti
Negli ultimi due anni le vendite in Russia sono calate del 34%, scendendo all’1,9% del giro d’affari complessivo del gruppo americano. Il conflitto con la vicina Ucraina ha minato la stabilità politica del paese e le sanzioni economiche, le tariffe sulle importazioni e il forte deprezzamento del rublo ne hanno complicato il quadro economico. “Ci vorrà tempo prima che la situazione all’interno del paese torni alla normalità”, dice David Whiston analista azionario di Morningstar. “Ecco perché la scelta di General Motors sembra non solo ragionevole, ma anche coerente con i suoi obiettivi di migliorare la redditività del capitale investito al 20% e di far tornare in utile le attività in Europa”.

Nei prossimi cinque anni le vendite del gruppo dovrebbero mantenersi deboli e stimiamo un tasso di crescita medio del fatturato dell’1,5%. A fronte di questo, però, l’impegno dell’azienda nel comprimere i costi di produzione dovrebbe tradursi in un miglioramento del margine operativo di circa 250 punti base, passando dal 2% al 4,5% nel 2019.

 

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Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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