Bad timing, un rischio che si può evitare

L’esperienza dimostra che gli investitori spesso sbagliano le tempistiche di entrata e uscita dal mercato. Ecco degli utili correttivi.  

Haywood Kelly 19/02/2015 | 09:28
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In finanza troviamo una lunga lista di rischi che non possiamo in alcun modo controllare (guerre, crisi valutarie, recessioni economiche, cambi nei tassi d’interesse) e che cerchiamo di gestire al meglio tramite la diversificazione. Tuttavia, ci sono alcuni fattori che sono sotto il nostro controllo e, quindi, dovrebbero essere più facili da guidare. Uno di questi è il timing, cioè la tempistica con cui compriamo e vendiamo sul mercato.

I numeri dimostrano che raramente gli investitori gestiscono bene le proprie tempistiche d’intervento. Per avere un’idea di quanto pesi questo aspetto, Morningstar pubblica regolarmente confronti tra l’Investor return (il rendimento che effettivamente entra nelle tasche degli investitori) e il classico Total return (il rendimento nominale) dei fondi comuni. Secondo questi dati, il fondista americano medio ha guadagnato negli ultimi dieci anni il 4,8% annualizzato (2003 – 2013), contro il 7,3% nominale. Come mai? La ragione principale sta nel fatto che di solito gli investitori (privati e istituzionali) inseguono i rendimenti.

Occhio agli “spiriti animali” del mercato
Per capire il meccanismo, basta fare un semplice ragionamento. Il rendimento di un titolo deriva dalla combinazione della vera crescita di quella società (se aumentano gli utili migliora anche il valore azionario) e di una buone dose di “spirito animale”, rappresentato dai cambiamenti nella valutazione di mercato. Istintivamente, per combattere il bad timing, si potrebbe essere spinti ad andare controcorrente, comprando quello che scende e vendendo quello che sale.

Questa strategia può avere un senso, ma spesso ci sono buone ragioni dietro alla caduta o al balzo di un titolo. Ciò di cui ci si dovrebbe preoccupare veramente è capire quanto pesano gli “spiriti animali” nella valutazione di un titoli. Se si acquista un titolo a un prezzo troppo alto, si rischia di rimanere delusi.

Alla larga dalle emozioni
E qui entrano in gioco gli strumenti per analizzare i prezzi di un titolo o del mercato in generale. Per capire se un’azione o un mercato è sottovalutato o no, Morningstar confronta il valore corrente con quello obiettivo (che riflette in vero valore della società secondo i nostri analisti). Ad esempio, è stata una buona idea uscire dal mercato nel marzo 2009, dopo aver perso molto, quando il mercato azionario Usa era al 55% del suo fair price (prezzo obiettivo)? Naturalmente no, eppure moltissime persone si sono perse il rimbalzo post-crisi, uno dei maggiori del Dopoguerra.

Nessuno ha la palla di cristallo, ma basare la propria strategia di lungo periodo su un metodo chiaro per individuare il livello delle valutazioni di un mercato è un buon modo per evitare di inseguire i rendimenti o lasciarsi prendere dal panico in caso di cadute. Così, probabilmente, si potrà diminuire la differenza tra Investor return e Total return.

 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Haywood Kelly  Guest Author

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