I punti deboli del Qe di Draghi

L'allentamento monetario lanciato dalla Bce, dicono gli operatori, potrebbe non essere sufficiente a rilanciare l'economia di Eurolandia. Il Vecchio continente, aggiungono, è diverso dagli Usa. Poi ci sono i nodi dei rischi e delle scadenze dei bond.

Marco Caprotti 29/01/2015 | 10:10
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Gli investitori hanno applaudito e i mercati – seppur a fasi alterne - hanno festeggiato. Ma il Quantitative easing (iniezioni di liquidità attraverso l’acquisto di bond sovrani) annunciato settimana scorsa dal presidente della Bce, Mario Draghi, per rilanciare l’economia dell’Eurozona presenta alcuni punti deboli di cui gli investitori devono tenere conto nel momento di impostare le loro strategie.

Il colpo di bazooka (come è stato chiamato) dell’Eurotower fornisce al sistema economico e finanziario di Eurolandia 1.100 miliardi di stimolo sotto forma di acquisto di obbligazioni in 18 mesi (a partire da marzo). Gli acquisti avverranno al ritmo di 60 miliardi di euro al mese, analogamente (in termini di dimensione economica) alle iniezioni appena concluse dalla Federal Reserve (100 miliardi di dollari mensili). La Bce si assumerà soltanto il 20% del rischio di default associato con l'acquisto dei bond, con il restante 80% delle potenziali perdite che ricadranno sulle Banche centrali dei paesi emittenti.

L’Europa non somiglia agli Usa
Tutto bene, quindi? Molti potrebbero rispondere che un programma del genere ha già dimostrato di funzionare nel caso degli Stati Uniti. Ma è stato proprio così? “Io non credo che il Qe sia stato l’unico o il principale motivo per cui l’economia americana ha fatto così bene negli ultimi anni”, spiega Robert Johnson, responsabile della ricerca economica di Morningstar. “Gli istituti di credito Usa si sono ristrutturati nel corso del 2008 e 2009 e oggi le banche a stelle e strisce sono in una situazione migliore rispetto a molte di quelle del resto del mondo. Una mano l’ha data anche il boom del petrolio di scisto che ha abbassato il prezzo dei carburanti. Gli Usa, inoltre, hanno portato avanti delle riforme strutturali che gli hanno consentito di non affidarsi soltanto al Qe per riprendersi”.

L’Europa, invece, presenta un quadro e prospettive diverse. “Il mercato del lavoro in molte parti del Vecchio continente è ancora troppo rigido e questo spiega, almeno in parte, come mai la disoccupazione sia quasi il doppio rispetto a quella americana. Le politiche fiscali, soprattutto in Francia e in Italia restano un grande problema. La Germania, intanto, ha fatto poco per stimolare la domanda interna, anche se può fare affidamento su un aumento delle esportazioni. In mezzo a tutto questo c’è un sistema bancario che, in molti casi, è ancora troppo indebitato. L’ultima cosa che alcuni di questi istituti dovrebbero fare è concedere altri prestiti, ma la Bce vuole proprio il contrario”.

Il colpo sparato da Draghi, insomma, rischia di mancare il bersaglio? “Dovremo verificare se si tradurrà realmente in un miglioramento dell'economia europea”, spiega un report firmato da Tatjana Greil Castro, Portfolio Manager per il mercato del credito europeo di Muzinich & Co. “Il giudizio pertanto è ancora sospeso per quanto riguarda il tema dell'inflazione: l'operazione, come annunciato, avrà tempi di implementazione molto lunghi e porterà sicuramente fin da subito i rendimenti dei bond governativi su livelli ancora più bassi degli attuali. Ma per attenderci il raggiungimento di livelli di inflazione più elevati dovremo pazientare e verificare l'efficacia della manovra. Guardando ai precedenti Qe, sia in Giappone che in US e in UK, i livelli di inflazione target non sono stati raggiunti e questo ci fa pensare che anche in Europa dovremo convivere ancora a lungo con uno scenario di bassi tassi di interesse”.

La questione dei rischi…
Anche la ripartizione dei rischi non convince, “L’unica delusione, dal nostro punto di vista, è il fallimento delle misure per istituire una condivisione piena del rischio sull'intero sistema europeo”, spiega uno studio di Jon Jonsson, Senior Portfolio Manager Global Fixed Income di Neuberger Berman. “Riteniamo questo sia un segnale negativo e l'ammissione che il sistema economico dell'Eurozona rimane frammentato. Prevediamo che l'impatto sarà in generale positivo per i titoli rischiosi all'interno del mercato obbligazionario, inducendo un restringimento degli spread sul mercato dei titoli sovrani periferici così come sul debito societario europeo. E' probabile che l'azionario segni un rally per le migliorate prospettive economiche”.

…e quella delle scadenze
Altre due cose dell'annuncio della Bce sono poco comprensibili. “Primo: non c'è una chiara divisione tra le asset class che verranno acquistate. Draghi ha dichiarato, comunque, che hanno avuto difficoltà nel programma di acquisto di Abs (Asset backed securities), questo quindi implica che il programma sarà probabilmente più orientato verso le obbligazioni governative”, dice uno stduio di Wouter Sturkenboom, Investment Strategist di Russell Investments. “In secondo luogo, la maturity non è chiara, visto che Draghi ha affermato che acquisteranno nello spettro tra due e 30 anni e non eviteranno asset con un rendimento negativo”.  

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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