Gli istituti di credito fanno lo sgambetto alle Borse europee. Dopo un tentativo di recupero, le piazze finanziarie sono andate in territorio negativo a causa delle notizie macro contrastanti arrivate dagli Usa che hanno condizionato il settore finanziario (sempre molto sensibile agli umori della congiuntura globale). La produzione industriale americana è salita a novembre più delle stime, mentre l'indice che misura l'attività manifatturiera nello Stato di New York è inaspettatamente calato. La fiducia dei costruttori, intanto, è scesa a dicembre, mancando le previsioni che erano per un dato invariato.
Alcuni operatori puntano il dito sulla crisi russa: a Mosca l’indice Rts cede il 10,12% mentre il rublo si è ulteriormente deprezzato di circa il 10% sia sull’euro (il rapporto si è portato da 71 a 78) sia sul dollaro (da 58 a 63). La Banca centrale di Mosca ha messo in guardia sul fatto che il Pil potrebbe crollare del 4% nel 2015 se il prezzo del petrolio resta a 60 dollari al barile. Dopo alcuni segnali positivi in mattinata, il greggio è tornato sotto i 57 dollari.
Le banche hanno mandato in rosso anche Piazza Affari, dove l’indice Ftse/Mib ha segnato -2,8%. Dopo la virata in negativo di Mps e Carige, anche gli altri principali istituti sono stati colpiti dalle vendite.
New York negativa
Wall Street, dopo una partenza positiva viaggia in territorio negativo, snobbando una serie di operazioni di M&A. Il focus degli investitori è sulla riunione della Federal Reserve di mercoledì, in vista della quale oggi alcuni mercati chiave del Sud-Est asiatico sono stati protagonisti di un sell-off: il timore è che la Banca centrale americana segnali una stretta monetaria.
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