I fondi pensione cercano strategie alternative

Le tradizionali asset class, quali azioni e obbligazioni, non bastano a raggiungere gli attuali obiettivi di rendimento. Una ricerca mostra che i gestori sono disposti ad aumentare il rischio, ma resta il nodo del controllo e della trasparenza.

Sara Silano 11/12/2014 | 11:40
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L’industria globale dei fondi pensione è alla ricerca di un nuovo equilibrio tra rischio e rendimento, in un contesto di tassi di interesse storicamente bassi. E per fare performance è disposta ad aumentare il rischio. A rivelarlo è una ricerca condotta per State Street dall’Economist Intelligence Unit (EIU), che ha coinvolto 134 top manager di fondi pensione a livello globale nel periodo di luglio-agosto 2014.

Nel dettaglio, il 77% si aspetta un aumento della propria propensione al rischio di investimento per far fronte alle passività a lungo termine e ottimizzare i ritorni per gli aderenti e un intervistato su cinque (20%) si attende addirittura un aumento “significativo” nei prossimi tre anni. Le asset class tradizionali, quali azioni e obbligazioni, hanno valutazioni eque, di conseguenza gli investitori sono alla ricerca di attività differenti da quelle finora avute in portafoglio.

Tanto debito pubblico
Nonostante le forti differenze nell’asset allocation nei diversi Paesi, per ragioni culturali e normative, nel complesso, i titoli governativi hanno un peso notevole. Un rapporto, intitolato Pension savings: The real return, pubblicato da Better Finance con riferimento al mercato europeo, mostra che la percentuale di debito pubblico nel portafoglio dei fondi pensione è aumentata dal 2001 al 2012, a discapito di quella delle azioni. La discesa dei tassi a partire dal 2012 ha avuto effetti divergenti sui patrimoni: positivi su quello già esistente e negativi sui nuovi flussi, in quanto è diventato più difficile per i gestori garantire buone performance con l’acquisto di obbligazioni governative.

Quali alternativi
Oggi, i fondi pensione si trovano davanti a una duplice sfida: scegliere asset class più rischiose per mantenere gli obiettivi di performance e, allo stesso tempo, tenere sotto controllo la volatilità del portafoglio. Per questa ragione, guardano con maggiore interesse alle strategie alternative. Secondo il sondaggio di State Street, circa il 60% vuole aumentare l’esposizione al private equity, il 45% al settore immobiliare e il 39% alle infrastrutture. Per quanto riguarda gli hedge fund, il 29% ha intenzione di incrementare il peso dei single manager e solo il 3% vuole ridurlo. Infine, per i fondi di fondi hedge, il 20% intende accrescere l’allocation, il 3% vuole tagliarla e il 27% investirà per la prima volta.

E’ in crescita anche l’interesse per le strategie a basso costo (ad esempio gli Exchange traded fund). Il 53% degli intervistati dichiara di volerle utilizzare di più in futuro. Molti adottano la cosiddetta “Barbell strategy” per unire l’efficienza di costi degli strumenti passivi con le potenzialità di creare valore degli alternativi. “Si tratta di un vero banco di prova”, si legge nel report, “perché dovranno gestire il rischio e le performance in portafogli complessi”.

Performance reali
L’evoluzione dell’industria in questa direzione accentua il problema della regolamentazione e della trasparenza dei fondi pensione. Attualmente, come denuncia Better Finance, in Europa, “le performance reali sono sconosciute alla gran parte dei clienti e delle autorità di vigilanza”. Secondo il sondaggio condotto dall’Economist Intelligence Unit, la situazione è destinata a cambiare nei prossimi anni. Più della metà degli intervistati dichiara di volere rafforzare la governance complessiva, con particolare riferimento alla supervisione e alla disclosure. I manager sono anche convinti della necessità di consolidare le strutture di gestione del rischio.

I cambiamenti non interessano solo i sottoscrittori della previdenza complementare, ma hanno una portata più ampia, dal momento che i fondi pensione sono investitori di lungo-termine per cui ci si attende che abbiano un ruolo “conservativo” all’interno del sistema finanziario. Resta da capire come questo potrà combinarsi con l’assunzione di maggiori rischi e l’aumento della complessità dei portafogli.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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