VIDEO: La Bce spingerà le azioni europee?

Jerry Craig (JP Morgan) analizza le implicazioni di un possibile Qe nel Vecchio continente da parte della Banca centrale europea. E promuove il Jobs Act.  

Morningstar Europe Editor 03/12/2014 | 11:12
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Emma Wall: Buongiorno e benvenuti. Sono Emma Wall e qui con me c’è Kerry Craig, global market strategist di JP Morgan. Ciao Kerry.

Jerry Craig: Buongiorno.

Wall: Oggi parliamo di Europa. Ci sono state delle indiscrezioni oggi su un possibile Quantitative easing (Qe), ne sai qualcosa?

Graig: Sì, c’è stato un funzionario della Bce che ha parlato del fatto che l’acquisto delle obbligazioni sovrane da parte di Francoforte potrebbe arrivare un po’ prima di quanto Mario Draghi abbia previsto. C’è convinzione sul fatto che la Bce l’anno prossima faccia molto di più, in termini di azioni concrete e aumentando dell’offerta monetaria. Credo che abbiano una pipeline molto credibile in atto in questo momento. Vogliono vedere i risultati di questo piano nell’economia prima di fare più, magari acquistando titoli di Stato o obbligazioni societarie, anche non bancarie.

Un passo fondamentale sarà il TLTRO di dicembre (Targeted Longer - Term Refinancing Operations). Quello di ottobre è stato un po’ debole. Se a dicembre vedremo un buon risultato, è probabile che anche il Qe non venga anticipato.

Tuttavia, per arrivare all’obiettivo di 3 mila miliardi di euro nel bilancio della Bce, e magari di aumentarlo di altri mille miliardi, credo che un’acquisto di bond ci debba essere nel corso del prossimo anno.

Wall: E come funzionerà? È abbastanza chiaro come funziona il Qe in un singolo paese. Ma nella zona euro?

Graig: Avere 18 paesi rende la cosa più complessa. Ci sono 18 banche centrali che alimentano la Bce e che condividono la loro visione. Durante la conferenza stampa di novembre, Mario Draghi ha davvero colto l’occasione per dire ai mercati che da questo punto di vista la situazione è sotto controllo e in ordine. Se e come l’acquisto di bond sovrani potrebbe effettivamente funzionare e aiutare la zona euro è ancora oggetto di discussione.

Nel Regno Unito e negli Stati Uniti si è avuto un acquisto di titoli di Stato, che in realtà ha avuto come conseguenza l’abbassamento dei rendimenti delle obbligazioni societarie e ha contributio a migliorare il mercato immobiliare, oltre a rendere il costo del denaro più conveniente per molte aziende.

Tuttavia, le aziende della zona euro non sempre passano attraverso il mercato obbligazionario per il loro finanziamento. Anzi, di solito usano il canale bancario. Quindi, il credito bancario è probabilmente l’aspetto più cruciale, piuttosto che l’abbassamento dei rendimenti dei corporate bond. Senza contare la “questione morale” a cui la Germania fa spesso ricorso: cioè che alcuni paesi periferici o “economie in crisi” potrebbero approfittare di un potenziale Qe per rimuove parte della pressione su di loro al fine di far passare le riforme economiche necessarie, ma dolorose, per tornare alla crescita economica.

Wall: Il fatto è che in realtà non abbiamo veramente bisogno che l’acquisto di bond sovrani funzioni; abbiamo solo bisogno di pensare che funzioni. Non è così? Il sentiment è tutto nell’Eurozona?

Graig: Sì, credo che i mercati spesso reagiscono, soprattutto i mercati azionari, alla promessa di qualcosa che verrà e non ai fatti. E questo è ciò che sta accadendo nella zona euro al momento. Lo Stoxx 600, per esempio, è solo all’1% dal suo picco di ottobre. La gente ha guardato verso il prossimo anno e ha pensato che probabilmente ci sono alcuni fattori che ci fanno attendere un miglior clima economico.

Non per forza un clima eccezionale, ma magari più stabile, con un euro più debole, con la Bce pronta a intervenire, meno austerità e anche con alcune riforme strutturali che stanno passando in diversi paesi, lentamente ma costantemente.

In Italia, l’approvazione del Jobs Act è un esempio perfetto di cambiamenti che possono portare a una migliore crescita in futuro.

Wall: Quindi il 2015 si presenta migliore del 2014 per l’Europa?

Graig: Penso che un po’ meglio. Penso che ci siano motivi per ritenere che i mercati siano un po’ troppo pessimisti verso ciò che potrebbe accadere, anche se la crescita non sarà stellare.

Ci aspettiamo un balza del Pil europeo inferiore all’1% per il prossimo anno. Ma forse possiamo dire che eviteremo una recessione vera e propria o la deflazione. Ci sono ancora grossi rischi, ma, data la situazione in cui si trovano i mercati in Europa rispetto gli Stati Uniti, c’è molto più potenziale di crescita.

Wall: Kerry, grazie mille.

Graig: Grazie.

Wall: Per Morningstar, Emma Wall. Grazie per l’attenzione.

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