Il segmento ETFPlus di Piazza Affari si affolla di nuove strategie indicizzate. Secondo l’Osservatorio trimestrale di Borsa italiana, tra luglio e settembre hanno debuttato 59 Etp (Exchange traded product, acronimo che racchiude Etf, Etc ed Etn), tra cui i primi due a gestione attiva lanciati da Source e UBS, 12 Etn a leva 5 su indici di valute di Etfs Foreign Exchange Limited e tre Etn a leva 3 short (costruiti per fornire un ritorno tre volte superiore a quello del movimento giornaliero inverso dell'indice di riferimento, Ndr) su titoli governativi tedeschi, italiani e statunitensi di Boost (Wisdom Tree).
In ottobre, poi, ha debuttato un nuovo emittente, SG Issuer (gruppo Société Générale) con 19 Etc, di cui alcuni a leva fissa giornaliera x3 long e short su singole materie prime e indici azionari e altri long/short su oro e petrolio. iShares (BlackRock), invece, ha lanciato i Factor Etf, strumenti a replica fisica che rientrano nella famiglia degli Strategic Beta e cercano di cogliere specifici fattori di rischio/rendimento, tra cui il value (ricerca di titoli sottovalutati), la capitalizzazione (small cap), la quality (società con solidi fondamentali e utili stabili) e il momentum (titoli con rendimento corretto per il rischio più elevato).
Quota 900
In tutto ci sono oggi 900 strumenti indicizzati quotati in Borsa italiana e la piazza si conferma leader in Europa per contratti conclusi su piattaforma elettronica, con una quota del 28,57% (a fine settembre) e seconda per controvalore (18,35%), dopo quella tedesca. Il patrimonio gestito degli Etf ha raggiunto il livello record di 32 miliardi di euro, con un aumento del 43,08% rispetto a settembre 2013. I flussi netti sono stati pari a 5,47 miliardi.
In termini di scambi, il segmento più dinamico è stato quello degli Etc/Etn con un incremento del 35,6% in termini di contratti e del 12,7% di controvalore rispetto ai primi nove mesi del 2013. Nello stesso periodo, gli Etf hanno registrato rispettivamente un -6,8% e un +5,2%. A parte gli strumenti sull’oro, i più negoziati sono a leva e vengono utilizzati per cavalcare i rally o le cadute del mercato. A livello settoriale, il 2014 ha segnato una contrazione dei metalli preziosi (dal 45% del 2013 al 26% del controvalore totale) a vantaggio di Prodotti agricoli (da 10 a 17%) ed Etn (da 12 a 20%).
Occhio alle sigle
E’ bene ricordare che gli Etc/Etn, a differenza degli Etf, non sono fondi con un patrimonio segregato e una diversificazione obbligatoria, ma strumenti finanziari derivati cartolarizzati su commodity (Etc) o su valute o altri indici (Etn). In tal senso sono molto simili ai certificati, dai quali differiscono per mercato di quotazione (ETFPlus invece di SeDex) e perché non prevedono rimborsi/sottoscrizioni in natura e/o liquidità. Inoltre gli Etc/Etn hanno nella quasi totalità dei casi un collaterale, ossia una garanzia contro il rischio di controparte. Infine, secondo le regole di Borsa italiana, per i certificati è permessa una leva massima di +/-7, mentre gli Etc/Etn hanno un limite di 3 (5 per cambi e reddito fisso).
Fattori di rischio
Questi strumenti hanno il vantaggio di esporre a singole materie prime o altri titoli, cosa che non sarebbe possibile con un Etf. Sono però prodotti complessi e gli investitori devono comprenderne il funzionamento prima di acquistarli. Tra i fattori da tenere in considerazione c’è il cosiddetto cost of carry, legato al rinnovo del contratto future sottostante, che può essere negativo (contango) o positivo (backwardation) a seconda dell’inclinazione della curva del derivato. Altri aspetti da considerare sono la liquidità, il compounding effect, che amplifica guadagni e perdite, nel caso di uso della leva e fa sì che si debba adottare un approccio di breve termine, il cambio euro/dollaro, dal momento che la maggior parte dei future sono in divisa americana, e il rischio di mercato, che non è annullato dalla collateralizzazione.
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