VIDEO: Perché puntare sui mercati di frontiera

Secondo Sam Vecht (BlackRock) sono meno volatili rispetto ai paesi emergenti e anche meno correlati tra loro. Inoltre, offrono dividendi interessanti.

Morningstar 03/09/2014 | 17:20
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Emma Wall: Buongiorno e benvenuti. Sono Emma Wall e oggi qui con me c’è Sam Vecht, gestore del BlackRock Frontiers Trust (non disponibile in Italia, Ndr).

Ciao Sam.

Sam Vecht: Buongiorno.

Wall: Cos’è esattamente un mercato di frontiera?

Vecht: Questa è un’ottima domanda. Ci sono molte definizioni su cos’è un mercato di frontiera. Noi usamo di solito la definizione Msci, giusto per farti capire, su 190 paesi delle Nazioni unite, circa 20 vengono classificate da Msci come mercati sviluppati, in cui non investiamo. Altri 20 sono considerati mercati emergenti, come il Brasile, la Russia, e anche qui, non ci investiamo. Un’altra ventina è infine classificata come mercati di frontiera; noi investiamo in questo gruppo, ma possiamo investire anche negli altri 130 paesi considerati quindi un passo indietro agli stessi mercati di frontiera.

Wall: Dallo scoppio della crisi, gli investitori sono stati molto prudenti e hanno puntato soprattutto alla preservazione del capitale. Ora, con il miglioramento dei mercati, l’appettito al rischio sta tornando. Ma i mercati di frontiera che ruolo possono avere in questo contesto, visto che sono più rischiosi degli emergenti?

Vecht: Questo è un altro spunto interessante. Se si guarda a un semplice parametro, la volatilità, si scopre che essi in realtà sono meno volatili dei mercati in via di sviluppo. Quello che spesso sfugge è che il singolo paese, come la Nigeria, l’Argentina o il Bangladesh, può essere molto volatile, ma un gruppo numeroso non lo è molto, perché questi paesi non sono molto correlati tra loro. Quindi, quando la Nigeria sale, l’Argentina scende e magari lo Sri Lanka è piatto, al contrario dei mercati emergenti, i quali, se gli Usa vanno male, andranno male anche loro.

Ovviamente, presi singolarmente sono rischiosi. Bisogna però sottolineare che questi mercati offrono ottime opportunità in termini di dividendi: in media il dividend yield è più elevato rispetto ai mercati in via di sviluppo o avanzati.

Wall: Nei paesi sviluppati il mercato azionario e l’economia non sono molto legati. Però, man mano che si scende verso mercati più piccoli, più emergenti, questa correlazione tende a crescere. Succede anche nei mercati di frontiera?

Vecht: Io metterei in discussione questa teoria. La ricerca accademica ha dimostrato che non vi è correlazione tra il Pil e il mercato azionario. Io credo che quando il Pil va giù anche il mercato va giù, mentre quando il Pil va su non per forza lo fa anche il mercato. In più, nei mercati di frontiera ci sono diversi fattori macroeconomici da considerare, così come quelli politici: l’inflazione, il deficit di bilancio, sono molto importanti, così come la ricerca bottom-up.

Wall: Proprio perché la politica può incidere molto sui rendimenti, siete preoccupati dalle brutte notizie che arrivano da zone geografiche che contengono diversi mercati di frontiera?

Vecht: Purtroppo ci sono sempre brutte notizie che arrivano da qualche parte nel mondo. La questione chiave è cosa viene alla fine prezzato dal mercato. Quindi, se la brutta notizia è già prezzata, potremmo anche investire. Al momento siamo esposti all’Iraq e al Pakistan, ad esempio, due paesi al centro della bufera. Il problema è capire se le brutte notizie e l’instabilità politica vengono riflesse nei prezzi di mercato e come possono comportarsi gli altri paesi.

Wall: E quindi in questo momento dove vedete delle opportunità?

Vecht: Nei mercati di frontiera, vediamo opportunità in Arabia Saudita, che forse entrerà a far parte di alcuni indici. Storicamente, per gli stranieri non è mai stato facile investirci, ma le cose stanno cambiando. Siamo interessati alla Romania, un paese in forte crescita per la prima volta da otto o nove anni. Siamo interessati anche allo Sri Lanka, al Bangladesh e al Pakistan, paesi che, per ragioni diverse, stanno crescendo. Per quanto riguarda l’Africa, invece, l’unico paese su cui siamo positivi in questo momento è la Nigeria.

Wall: Grazie Sam.

Vecht: Grazie a voi.

Wall: Per Morningstar, sono Emma Wall. Grazie per l’attenzione.

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