Yum Brands più forte degli scandali

I problemi legati alla scarsa qualità del cibo di alcuni fornitori in Cina hanno fatto perdere alla catena americana di ristoranti fast-food circa 10% del suo valore di mercato. I nostri analisti confermano il prezzo obiettivo e il loro giudizio sul vantaggio competitivo dell'azienda. 

Francesco Lavecchia 02/09/2014 | 12:11
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Lo scandalo legato alla qualità del cibo di uno dei suoi maggiori fornitori in Cina rischia di danneggiare i risultati di Yum Brands nella seconda metà dell’esercizio. I nostri analisti hanno abbassato le loro previsioni lasciando però invariata la stima del prezzo obiettivo a 82 dollari per azione. In seguito a questa notizia il titolo del gruppo americano ha ceduto oltre il 10% della sua capitalizzazione di mercato e ora è una delle migliori idee di investimento all’interno del comparto beni di consumo ciclici.

Una catena di valore
Yum Brands è proprietaria di alcune tra le più famose catene di ristoranti al mondo come KFC, Pizza Hut e Taco Bell e, nonostante il settore della ristorazione fast food sia estremamente competitivo a livello globale a causa delle basse barriere all’ingresso e all’assenza di costi di switch a carico del consumatore (quelli che sostiene nel passare ad un diverso fornitore), i nostri analisti gli riconoscono una posizione di vantaggio rispetto ai competitor per effetto del valore del suoi marchi, del forte potere contrattuale nei confronti dei fornitori e delle elevate economie di scala che riesce a realizzare per effetto della grande estensione della sua rete di ristoranti.

La decisione di riorganizzare il gruppo per mercati, accorpando i marchi KFC, Pizza Hut e Taco Bell in tutte le regioni ad eccezione di Cina e India, può ulteriormente rafforzare la sua posizione di vantaggio competitivo in seguito alle numerose sinergie nella fornitura e nel marketing. Inoltre, questo darà la possibilità di organizzare meglio le operazioni in mercati in forte crescita come quello cinese.

Le previsioni degli analisti
“Anche se il 2013 è stato un anno impegnativo per la divisione di Yum Cina, rimaniamo fiduciosi sul futuro del gruppo all’interno del paese”, dice R.J Hottovy, analista azionario di Morningstar. “Circa il 40% dell’utile operativo del gruppo è generato in Cina e la nuova organizzazione non farà altro che valorizzare la sua struttura e la forte conoscenza del mercato”.

L’esercizio in corso dovrebbe concludersi con un salto dei ricavi del 10% circa, mentre in Cina il miglioramento si fermerà attorno all’8% per effetto del negativo impatto delle vicende legate alla qualità della sua fornitura di carne. Nel corso dei prossimi 10 anni,  i nostri analisti prevedono che Yum aggiunga circa 60.000 ristoranti alla sua catena (tra cui quasi 14.000 unità in Cina) e che riesca a realizzare una crescita globale delle vendite like-for-like (relativa ai negozi con almeno 12 mesi di vita) tra il 2% e il 5% in modo da realizzare un progresso medio del giro d’affari del gruppo del 9%.

 

Per leggere l'analisi completa su Yum Brands clicca qui.

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Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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