Oro in croce (della morte)

La temuta “death cross”, segnale tecnico che dovrebbe anticipare un crollo di mercato, si è verificata sulle quotazioni aurifere lo scorso 5 giugno. Anche l’interesse degli investitori privati è in discesa.

Valerio Baselli 09/06/2014 | 14:48
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A prima vista potrebbe sembrare il titolo di un film del terrore oppure una nuova attrazione di un qualche parco divertimenti. Invece, la “croce della morte” (death cross in inglese) è un termine tecnico che chi si occupa di trading conosce molto bene. Pochi giorni fa, lo scorso 5 giugno, la quotazione aurifera ne ha registrata una.

In analisi tecnica, la croce della morte indica il segnale in grado di anticipare un imminente crollo dei prezzi. È una configurazione grafica piuttosto rara, ma quando appare individua spesso l’inizio di un solido trend discendente. In pratica si tratta dell’incrocio tra la media mobile dei prezzi a 50 giorni e quella a 200 giorni (la prima scende sotto alla seconda). È molto osservata dagli investitori istituzionali per prendere le proprie decisioni in ottica di trading speculativo di breve-medio periodo. L’ultima volta che la death cross è apparsa sul grafico giornaliero dell’oro spot è stato nel febbraio del 2013. Nei due mesi successivi il metallo giallo sperimentò un crollo dei prezzi che portò le quotazioni dai 1.650 dollari l’oncia ai minimi di 1.180 in soli quattro mesi. Oggi, l’oro viene scambiato a circa 1.255 dollari l’oncia.

“La death cross evoca sempre dei cupi scenari tra gli analisti”, commenta Maurizio Mazziero, analista finanziario ed esperto di materie prime. “Tuttavia, questa volta potrebbe essere diverso; dopo un periodo di scarsa volatilità i prezzi hanno violato al ribasso la zona di supporto di 1.280, ma senza eccessiva convinzione. Non si può escludere un nuovo affondo, ma il fatto che ci si trovi vicino ai prezzi medi di produzione costringe i ribassisti a confrontarsi con un gradiente di rischio da non sottovalutare”.

Meno interesse
A confermare il minor interesse da parte degli investitori sul metallo giallo c’è anche l’ultimo dato del Gold Investor Index che è scivolato, a fine maggio, a 52,4 punti, dai 52,8 di aprile. L’indice è calcolato utilizzando i dati relativi alle proprietà degli utenti di BullionVault, il mercato per la compravendita di oro fisico per gli investitori privati più grande al mondo. Un dato oltre 50 indica un numero maggiore di acquirenti netti, un dato inferiore segnala più venditori. Il benchmark ha fatto registrare il dato minimo di 48,8 a febbraio del 2010 per raggiungere il livello massimo di 71,7 nel settembre del 2011, a seguito del record dei prezzi dell’oro.

“La diminuzione del prezzo dell’oro è normale quando i mercati azionari consentono maggiori profitti”, si legge nella nota di Adrian Ash, responsabile della ricerca di BullionVault a Londra. “Dal crash della scorsa primavera, il sentiment del metallo giallo ha rispecchiato i movimenti del prezzo dei lingotti. Gli stessi, anche se invariati, sono stati pur sempre positivi visto il continuo ingresso di investitori nel mercato. Ad ogni modo, l’interesse è chiaramente in diminuzione”.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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