VIDEO: Economia depressa? No, maniaco-depressiva

La depressione della crisi deriva dal precedente eccesso di euforia, tipico sintomo bipolare, che deve essere curato. Il maggior pericolo della nostra cività è l’ossessione per la crescita veloce. Parola di Tomas Sedlacek.

Valerio Baselli 09/04/2014 | 09:53
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Tomas Sedlacek è capo macroeconomista di CSOB Bank ed ex membro del Consiglio economico nazionale della Repubblica Ceca. Nel 2006 la Yale Economic Review lo ha inserito tra le 5 hot minds (menti calde) dell’economia. Gran parte della sua fama è dovuta al forte successo del suo libro The Economics of Good and Evil.

Pubblichiamo sotto un estratto della video intervista che abbiamo realizzato ad Amsterdam in occasione della MIC 2014.

Per guardare l’intervista completa, clicca qui.

Valerio Baselli: Buongiorno. Sono Valerio Baselli, mi trovo ad Amsterdam, alla Morningstar Investment Conference Europe. Sono qui con Tomas Sedlacek, capo macroeconomista di CSOB Bank.

Ciao Tomas, grazie di essere qui.

Tomas Sedlacek: E’ un piacere.

Baselli: Hai appena terminato un’interessante presentazione su “l’economia del bene e del male”, bellissimo titolo. Potresti provare a esporre brevemente questo concetto, il bene e il male applicati all’economia?

Sedlacek: Sì. Noi tendiamo a pensare che l’economia sia depressa. È quello che sentiamo dai media, da politici e analisti. Secondo me questa diagnosi è sbagliata. L’economia non è depressa, ma maniaco-depressiva, e questa è una malattia completamente diversa. Se cerchi di curare un paziente depresso, è sufficiente stimolarlo con farmaci adatti, in questo caso monetari o fiscali. Ma quando si ha a che fare con un maniaco-depressivo, bisogna prima curare la parte maniaca, e questo è un problema ben più grosso della depressione.

Abbiamo visto il collasso dell’Irlanda o anche quello dell’America nel 2007, tipici collassi da “mania”. Il Pil cresceva, la disoccupazione era bassa, l’efficienza alta, la produttività anche, ed è a quel punto che le banche crollarono. Quindi, la mia tesi, al nocciolo, è che il pericolo maggiore della nostra civilizzazione stia in questo desidero della crescita veloce. Questo può distruggerci più della crisi.

Baselli: Sentiamo sempre politici ed economisti in televisione, alla radio, parlare di crescita del Pil, come se la crescita fosse l’unica cosa da inseguire. Tu hai una visione diversa, ce la spieghi?

Sedlacek: Detto semplicemente, se prendo in prestito dieci mila euro, solo uno sciocco penserebbe che io sia più ricco. Tuttavia, quando il governo, o l’economia, fa esattamente la stessa cosa, ad esempio il governo prende in prestito diciamo il 3% del Pil, e poniamo che nello stesso anno l’economia cresce appunto del 3%, tutti, compresi gli analisti applaudono alla crescita convinti di essere più ricchi del 3%. Forse potremmo tenere la sigla Gdp (Gross domestic product, l’equivalente in inglese del Pil, il Prodotto interno lordo Ndr), ma in realtà dovrebbe stare per Gross debt product (come se noi lo chiamassimo il Debito interno lordo Ndr).

Baselli: Ultima domanda. Partendo dall’economia del bene e del male, cosa faresti tu per far terminare la crisi in Europa?

Sedlacek: Penso che quello che aiuterebbe davvero i mercati sarebbe rinunciare alla politica fiscale, in modo che sia lontano dalle tentazioni dei singoli governi. Questo potrebbe essere fatto già oggi. Ogni paese dovrebbe poter decidere democraticamente se preferisce vivere in una situazione di basse tasse e bassa spesa pubblica, come gli Stati Uniti, oppure in un contesto di alte tasse e alta spesa pubblica, come i paesi scandinavi. Non dovrebbe essere permesso mischiare le cose (basse tasse, alta spesa pubblica), perché questa schizofrenia non può essere mantenuta per molto tempo, e se lo si fa per a lungo si arriva al collasso. A causa dell’enorme conflitto d’interessi vigente, i politici non possono stampare moneta, ed è meglio così, ma possono “stampare debito”, in pratica. Quindi un consiglio macroeconomico è eliminare questa dicotomia.

Il consiglio microeconomico è quello di non dare più tanta importanza a tutti questi numeri che abbiamo. Sai, secondo i maggiori teologi contemporanei, nemmeno Dio può vedere il futuro, ma gli economisti sì. Quindi, a prima vista tutti, questi dati e statistiche che abbiamo a disposizione, sembra che ci aprano gli occhi sul futuro, ma in realtà ci rendono ciechi e ci tolgono il buon senso. Immagina di non avere queste statistiche; il tuo atteggiamente sarebbe di sicuro più prudente, non investiresti tutto, risparmieresti dei soldi. E questo era esattamente quello che avremmo dovuto fare durante la crisi.

Baselli: Grazie Tomas per aver condiviso il tuo pensiero con noi. Alla prossima.

Sedlacek: Grazie, alla prossima.

Baselli: Per Morningstar, Valerio Baselli, grazie per l’attenzione.

Clicca qui per rivedere le foto e i video dell'evento, tra cui l'intervento di apertura di Sua Maestà la Regina Maxima e la premiazione del Manager of the Year.

 

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Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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