Il modello norvegese alla MIC

Il professor Elroy Dimson ha spiegato come il paese nordico gestisce il secondo fondo sovrano più grande al mondo. Un modello che potrebbe essere replicato anche in altre realtà.

Valerio Baselli 28/03/2014 | 10:18
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Come si gestisce il fondo pensione più importante al mondo, raggiungendo ottimi risultati? Con umiltà ed evitando rischi inutili. Parola di Elroy Dimson, professore emerito di finanza alla London Business School e membro del team di gestione del fondo sovrano norvegese, intervenuto ieri alla Morningstar Investment Conference, in corso in questi giorni ad Amsterdam.

Un po’ di storia
La Norvegia è uno dei maggiori produttori di petrolio al mondo. Questo ha permesso al paese scandinavo di beneficiare di enormi introiti dagli anni ’60 in poi. Tuttavia, il petrolio prima o poi finirà e il previdente governo norvegese ha pensato nel 1990 di istituire il Governament Pension Fund Global, un fondo sovrano alimentato dai ricavi del greggio, una sorta di gigantesco fondo pensione petrolifero di carattere pubblico, gestito dalla Norges Bank, la banca centrale norvegese. Ad oggi è il fondo sovrano maggiore del mondo dopo quello di Abu Dhabi.

Un paese di milionari
Il comparto ha chiuso il 2013 festeggiando un maxi rendimento del 15,9%, la seconda performance annuale migliore della storia, grazie soprattutto agli investimenti in azioni che rappresentano il circa il 60% del suo portafoglio (l’obbligazionario pesa per il 35%, il restate 5% è dedicato a investimenti immobiliari). E così, il fondo pubblico ha raggiunto un valore di 5.038 miliardi di corone, 610 miliardi di euro. Quindi, dato che i norvegesi sono circa 5 milioni, e sono loro i beneficiari del fondo, oggi detengono virtualmente più di un milione di corone a testa.

Il segreto? Semplicità e orizzonte lunghissimo
A sentire Dimson, la filosofia d’investimento è tutto tranne che complessa. “Quello che noi chiamiamo il Norway Model (modello norvegese) si contrappone al classico Yale Model, orientato alla ricerca di Alfa (quindi della sovraperformance), opaco e complesso”, ha affermato il docente. “Il nostro fondo pensione ha lo scopo di fornire benessere ai nipoti delle coppie che non si sono ancora conosciute, insomma, abbiamo un orizzonte temporale di cento anni. I nostri modelli, basati fra l’altro sui dati Morningstar, dimostrano che su orizzonti così lunghi bisogna seguire poche e semplici regole: le azioni battono i bond (perciò il fondo ha aumentato l’esposizione azionaria progressivamente negli ultimi anni), le valute contano pochissimo, bisogna investire con umiltà, senza speculare, ed evitare rischi inutili”.

Certo, non tutti i fondi d’investimento possono permettersi un orizzonte temporale di cento anni, ma questa filosofia è quella che più di tutte dà risultati consistenti nel tempo, ha concluso Dilroy.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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