In pensione, controcorrente

Un nuovo studio sostiene che sia meglio aumentare l’esposizione azionaria più avanti, quando si va in pensione. Ma l’investitore potrebbe dubitarne. Finora infatti il resto della letteratura ha detto il contrario.  

Azzurra Zaglio 07/03/2014 | 00:53
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L'articolo è una sintesi del contributo di John Rekenthaler, vice responsabile della ricerca Morningstar, apparso sul primo numero di Morningstar Magazine (edizione bimestrale a livello globale).

Cosa direbbe un pensionato se gli si consigliasse di investire sulle azioni? Secondo un nuovo studio che sta facendo discutere la comunità finanziaria americana, dovrebbe cambiare la sua asset allocation puntando sull’equity. Ma le prove, dice John Rekenthaler, analista e vice president della ricerca Morningstar, non sono poi così solide.

La tesi che andando in pensione bisogna aumentare l’esposizione equity del portafoglio è di Michael Kitces di Pinnacle Advisory Group e Wade Pfau dell’American College, autori di “Reducing Retirement Risk with a Rising Equity Glide-Path” (“Ridurre i rischi della pensione con un percorso crescente in termini di esposizione alle azioni”), che hanno messo a punto un modello di asset allocation sicuramente originale.

Il loro ragionamento è che anche i pensionati (che di solito scelgono tranquilli investimenti obbligazionari) potrebbero approfittare dei momenti di buona performance delle azioni. In una fase di bull market, correranno pochi rischi perché l'equity ne beneficerebbe e aumenterebbe di conseguenza il valore del portafoglio.

E in caso contrario? Una fase Orso all’inizio del pensionamento non sarebbe una buona notizia per gli investitori. La soluzione, secondo i due esperti, è quella di partire con una minima esposizione azionaria e farla poi crescere con il passare del tempo. In questo modo, dicono, il portafoglio dell’investitore avrà una maggiore chance di recuperare le perdite iniziali.

Sostenibile o no?
Questo principio, però, sarebbe sostenibile se i rendimenti delle azioni fossero pienamente indipendenti e se fossero mean reverting, (cioè tendessero a tornare verso il loro valore medio nel lungo periodo).

Per mettere alla prova la loro tesi, gli autori hanno fatto delle simulazioni immaginando tre scenari di mercato e un programma pensionistico a 30 anni.

Con una bassa presenza di azioni non si è visto un vantaggio chiaro nel passare da un approccio tradizionale a uno con una maggiore presenza di equity. Con un’esposizione da moderata ad alta alle azioni ci sono stati dei chiari benefici nell’utilizzare la strategia del Glide path.

Questi risultati, dicono i due esperti, si ottengono in tutti gli scenari, purché le azioni abbiano rendimenti (e volatilità) maggiori dei bond. Qui la ragione dell'interrogativo posto da Rekenthaler.

Per leggere nel dettaglio le conclusioni dello studio e le critiche clicca qui. 

 

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Info autore

Azzurra Zaglio

Azzurra Zaglio  è stata Redattrice di Morningstar in Italia.

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