Wall Street col fiatone. L'Europa no

L'equity americano, dicono gli operatori, ha corso molto mentre quello del Vecchio continente ha ampi spazi di crescita. Soprattutto ora che gli equilibri fra i paesi della zona stanno cambiando. La prudenza vince sempre. 

Marco Caprotti 12/12/2013 | 11:55
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Punti chiave

-Con l’Europa a sconto e l’America troppo cara i flussi di investimento potrebbero cambiare.

-La situazione fra la Germania e le aree più deboli del Vecchio continente si sta riequilibrando.

-La Bce, intanto, vigila.

-Meglio, comunque, fare stock picking in maniera prudente.

La rotta sembra segnata: via dall’equity americano e barra verso quello europeo. Una strada obbligata, secondo gli operatori alla luce delle valutazioni. Le azioni Usa quotate sull’indice S&P500, dalla fine del 2008 hanno guadagnato (mediamente) il 125%. Nel frattempo quelle del Vecchio continente (raccolte nell’Eurostoxx 50) hanno segnato +46%. Colpa della crisi del debito che ha alimentato la sfiducia degli investitori, ma anche delle politiche di rigore imposte dalla Germania ai paesi più deboli che, alla fine, hanno pesato sulla crescita economica di tutta l’area e hanno favorito, di fatto, solo i tedeschi.

Cambiano i rapporti di forza
Ma ora la situazione sembra sul punto di ribaltarsi. Da più parti arrivano richieste a Berlino affinché attui politiche che promuovano una crescita dell’inflazione domestica per equilibrare la sua forza economica con quella degli altri stati della regione. Fra gli ultimi, in ordine di tempo, a lanciare un appello in questo senso è stato il responsabile economico della Commissione europea, Olli Rehn, secondo cui “la Germania dovrebbe creare le condizioni per una crescita sostenibile degli stipendi, specialmente per chi ha i redditi più bassi”. In altre parole deve gonfiare l’economia per sostenere la crescita domestica nel breve e nel lungo termine.

Qualcosa, in questo senso, sembra muoversi. I dati relativi a ottobre dicono che la Germania sta perdendo un po’ di competitività rispetto agli altri stati della regione. I prezzi nel paese sono saliti in un anno dell’1,2%, più che in Portogallo (0,3%), Irlanda (0,2%), Italia (0,9%) e Grecia (-1%). Il problema è che, rispetto ai 12 mesi precedenti, l’economia dei cosiddetti Piigs è scesa, mentre quella tedesca è migliorata dello 0,6%. La discesa dei prezzi nei paesi più deboli della regione, inoltre, da sola non è una buona notizia. Il rischio è di entrare in deflazione (calo dei prezzi in una situazione di rallentamento economico), che rischia di uccidere nella culla la ripresa di questi stati.

La Bce fa la guardia
Per fortuna, dicono però gli operatori, c’è la Bce. “In generale la congiuntura della regione si sta espandendo e ci sono buone speranze che l’Eurotower si impegni in una qualche forma di allentamento monetario come quelli fatti in questi anni dagli Stati Uniti”, spiega uno studio firmato da Scott Minerd, responsabile degli investimenti di Guggenheim Partners.

Già il fatto che a inizio novembre la Bce - a sorpresa - abbia tagliato i tassi di interesse, secondo molti operatori è indice del fatto che gli uomini dell’Istituto sono all’erta.  

Le scelte operative
Dal punto di vista operativo, intanto, la parola d’ordine resta prudenza. Anche perché la differenza continueranno a farla i bilanci. “Solo metà delle aziende europee ha superato le attese per quanto riguarda gli utili”, spiega una nota firmata da Mark Burgess, responsabile degli investimenti di Threadneedle. La regione resta caratterizzata da una dinamica di crescita più debole rispetto al resto dei paesi sviluppati. Il segmento bancario deve ancora fare molta strada prima di risolvere il problema della mancanza di capitali, anche se i fondamentali sono migliorati. Chi fa stock picking può essere premiato se si concentra su aziende con forti modelli di business, finanze robuste, un management esperto e posizioni di mercato dominanti”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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