Se il cliente non ascolta il promotore

Nonostante i suggerimenti dei consulenti, i risparmiatori sono ancora restii ad aumentare la quota di emergenti in portafoglio. A rimetterci è soprattutto la parte obbligazionaria. Rating e nome possono fare la differenza.

Azzurra Zaglio 22/11/2013 | 10:48
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I fondi sui mercati emergenti piacciono ai promotori finanziari, ma non convincono i loro clienti. È uno dei risultati emersi da un sondaggio condotto da Morningstar, a cui hanno risposto 30 consulenti delle principali società finanziarie italiane.

Ai risparmiatori, insomma, sembrano non importare le possibilità di diversificazione che questi strumenti offrono insieme alla decorrelazione dai mercati delle regioni sviluppate. Due elementi che, a fronte dei rischi, di solito offrono buone potenzialità di rendimento. A queste argomentazioni i clienti rispondono con alcuni numeri. Come quelli sull’andamento dell’indice Msci emerging markets che, negli ultimi tre anni ha dato poche soddisfazioni (-0,4%, calcolato in euro). E poco importa che, in dieci anni abbia segnato +11% (annualizzato).

Alla domanda su come si sia evoluta rispetto a un anno fa l’asset allocation dei loro clienti che già avevano un’esposizione ai mercati in via di sviluppo, gli intermediari rispondono che hanno diminuito la loro esposizione al debito emerging. Un fenomeno che trova conferma nei dati Morningstar sulla raccolta netta di questi comparti, negativa da giugno 2013.

Per molti ma non per tutti
La regione emergente che secondo il sondaggio è più vulnerabile ai deflussi è l’Asia, seguita dall’America Latina. Non ci sono stati grandi movimenti in uscita, invece, dall’Est Europa e dall’Africa. Per quanto riguarda il Continente nero e i mercati di frontiera in generale, la parola usata più spesso dai promotori quando parlano con i clienti è “complementarietà”: gli investimenti in questi asset non sono proposti come parte core (preponderante) del portafoglio, ma come quota satellite.

Il risparmiatore a cui viene proposto questo tipo di strumento, inoltre, non deve essere alle prime armi, ma è meglio che abbia ben presenti i propri profili di rischio e rendimento e sia in possesso di un portafoglio già diversificato.

Strumenti di difesa
Per far fronte ai pericoli legati ai mercati emergenti e di frontiera (come il rischio paese), i promotori preferiscono non proporre i fondi che puntano su un singolo stato. Meglio, dicono, avere un orizzonte globale sugli emerging. Per quanto riguarda le obbligazioni, in termini di divisa gli intermediari seguono il trend di mercato e cercano di orientare verso i prodotti denominati nelle valute locali.

Nel processo di scelta dell’investimento, secondo i promotori un ruolo importante lo giocano il giudizio quantitativo e quello qualitativo degli analisti Morningstar (le stelle e l’Analyst rating).



Altri due fattori che vengono valutati prima della sottoscrizione sono la notorietà della casa di gestione e la storia del money manager.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Azzurra Zaglio

Azzurra Zaglio  è stata Redattrice di Morningstar in Italia.

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