In frontiera a caccia di rendimento

I mercati dei paesi meno sviluppati continuano ad attirare l'attenzione degli investitori. Anche qui vince la diversificazione. 

Marco Caprotti 13/11/2013 | 12:09
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In un periodo in cui le grandi Banche centrali non sanno se proseguire con i programmi di aiuto alle economie e gli stati sviluppati devono decidere se abbandonare le misure di austerità, i paesi di frontiera continuano a essere nel mirino degli investitori a caccia di rendimento. L’indice Msci Frontier Markets nell’ultimo mese (fino all’8 novembre e calcolato in euro) ha guadagnato il 3,3%, portando a +20% circa la performance da inizio anno.

Investimenti esteri
Secondo i dati elaborati dalla società di analisi Vestment, da gennaio a settembre di quest’anno sugli asset dei frontier market è arrivato un miliardo di dollari: più del doppio rispetto all’intero 2012. “Questi mercati sono sempre rischiosi, soprattutto dal punto di vista sociale e politico”, spiega uno studio firmato da Derek Thieme e John Connoly, analisti azionari di The Boston Company asset management (Tbcam). “Ma, per quanto riguarda i fondamentali economici, hanno numeri molto interessanti. Kuwait, Nigeria e Qatar, ad esempio, nel 2012 hanno registrato una crescita del Pil di circa il 5% ciascuno contro il +1,5% segnato dai G7”.

Non a caso, secondo uno studio di Deutsche Bank, gli Emirati Arabi Uniti e il Qatar a partire dal 2014 entreranno a far parte degli indici Msci dedicati agli emergenti. In soldi fanno circa 400-450 milioni di dollari in più che ogni anno arriveranno nei due paesi dando un’ulteriore spinta alle rispettive economie.

Anche dal punto di vista dei bilanci statali, i mercati di frontiera se la stanno cavando bene. Uno studio della World Bank, ad esempio, dice che il rapporto fra debito e Pil della Nigeria è passato dall’88% del 2001 al 18% del 2012 (nello stesso periodo quello dei G7 è salito dal 78% al 124%).

Le scelte operative
“I mercati di frontiera richiedono l’esperienza di un gestore attivo specializzato nell’investimento in mercati a forte crescita”, continua lo studio di Tbcam. “Detto questo, l’asset class è sicuramente interessante sia in termini di diversificazione che di possibilità di generare alpha. Nel breve termine è consigliabile armarsi di pazienza e procedere con cautela. Per quanto riguarda i rischi sociopolitici, una strategia da utilizzare che ha dimostrato di funzionare con i mercati emergenti è quella di diversificare molto il portafoglio di frontiera cercando di investire su un ampio raggio di paesi, settori e valute. Il tutto condito da un’analisi approfondita delle società che si intendono acquistare”. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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